“C’era una volta il Buono”

t2ec16vw0e9sznziyvbqf8qjpu60_35Una convulsione emotiva è all’origine della breve storia che segue. Uno stato fisico nel quale il corpo è calato dal momento in cui è dislocato nel presente locale. Pertanto, la si consideri un aspetto patologico dello spirito che altre notizie non trova se non le stesse, ripetitive, nauseabonde e noiose questioni politiche. Eh, si, perché è la politica che domina la notizia locale. Perché è politica la gestione dei rifiuti, dell’ecologia, dell’economia, della pianificazione, del lavoro, dell’edilizia etc. etc.

E siccome le cose “non vanno bene” (per non scrivere che “vanno male”), alla politica che inventa storie moralizzatrici è dedicata la storia notizia di oggi. Perché se è vero che inventare storie moralizzatrici potrebbe ricadere nei diritti arrogabili dalla politica, è pur vero che la possibilità di interpretarne il senso è ancora lasciata al libero arbitrio della massa amministrata. Il popolo che recepisce la lezione e poi la studia a piacimento (pur restando confinato all’interno delle regole sociali). Chiunque non sia ammesso alla cerchia politica fa parte del popolo, quindi fa parte della massa amministrata. E cosa è concesso ragionare al popolo se non l’impatto immediato di azioni e decisioni assunte nei suoi confronti?

Decisioni come quella di tagliare gli alberi a Via Nazionale (del cui effetto non si intende esprimere opinione), o azioni subite come quella dello spargimento di polpette avvelenate lungo le strade (della quale, avendo degli effetti mutageni sulla realtà – i cani randagi sarebbero morti –  si può ben dire che è un’azione politica). O, ancora, decisioni come quella di dichiarare il brillamento urbanistico degli errori dell’amministrazione precedente, senza poi agire per risolvere il problema. Decisioni come quella di risolvere l’economia attraverso un’affannosa richiesta di dissesto, oppure azioni come quella non compiuta nei confronti di scrutatori, segretari e presidenti di seggio delle amministrative 2012 che ancora devono essere retribuiti. Poi ancora: PSC, acquedotti, fognature, elettricità etc.etc. Tutto ciò che è – in definitiva – “pubblico”, ricade nelle questioni “politiche”.

Pertanto, considerando l’attuale politica locale, la storia notizia da raccontare è la seguente:

Di fondo mancano soltanto le schioppettate. La Paola ai tempi del Far West è servita.  Duelli per strada, risse da saloon, alberi tagliati in favore di un costruttore edilizio, cani assassinati a tradimento e spazzatura sparsa per strada come le carcasse dei bisonti. Avvoltoi ovunque. Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Ci vorrebbero più spaghetti.

Questa meravigliosa pasta il cui sinonimo, al singolare, corrisponde a “paura” e “fifa”. Panico da prestazione. In fondo, piuttosto che andare a sud e a nord come i cercatori d’oro , qui conviene assaltare il treno del Dissesto che corre longitudinalmente da est a ovest, e viceversa. È proprio il Far West. E gli spaghetti sono la portata principale di quest’attualità. Una realtà locale nella quale, chi amministra racconta favole che, come quelle di un novello Fedro, hanno anche la Morale alla fine. Tra ubriachi, soccorritori, curiosi accorsi e giudizio di Dio, a Paola si raccontano fiabe della buonanotte, buone per addormentarsi sereni in attesa di un risveglio col sole in faccia ad accarezzare la pelle. Fatto sta che dal Palazzo di Città vengono emanate favolette. Per un politico, se questa non fosse una storia, sarebbe grave sentirsi dire: “tu sei uno che racconta favole”. Ma tant’è.

Come il fuoco di bivacco acceso nello stellarsi del cielo, con intorno quattro pietre a raccontare dei Sioux e del Canyon attraversato dalle carovane, così brilla il falò dei bidoni fiammeggianti. Spazzatura arsa nel fetore del nero fumo che invade la primavera paolana, al suono di racconti che si stagliano nel firmamento della giustificazione permanente e dell’offesa precipua.

Premessa di un felice prosieguo.

Il Brutto e il Cattivo stanno dando sfoggio di tutta la personalità impressa nella pellicola di Sergio Leone, con bassezze degne di un primissimo piano sullo sguardo degli attori. Fognature allacciate senza collaudo, salificazione perpetua delle tracce amministrative precedenti, prese di posizione sulla carta stampata, performances autodeterminate in uno schema di azione e reazione senza esclusione di colpi. Il Buono prende atto e confida nel momento in cui taglierà la corda.

Sullo sfondo, giovinastri lerci di polvere e sterco attendono il momento giusto per una fine eroica corollata da un grande amore. Un sentimento degno di essere celebrato in uno dei tanti centri commerciali a disposizione.

Chi si lamenta duole, e non lo sa.

C’era una volta il Buono.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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