Cassazione

Ragazzo bruciato vivo nel lametino. La Cassazione conferma le condanne

Correva l’anno 2009 quando a Filadelfia, nel lametino, un ragazzo in fin di vita veniva ritrovato da un pastore nelle campagne di Curinga. Deturpato da ustioni che ne coprivano gran parte del corpo e sfigurato dai colpi ricevuti dagli aggressori, il giovane Cristian Galati è deceduto successivamente dopo un periodo di sofferenza presso l’ospedale di Bari.

I fatti: Galati, in seguito ad un’azione teppistica da lui stesso perpetrata ai danni dell’automobile di Santino Accetta, nella notte di capodanno è stato prelevato forzatamente da tre compaesani: Emanuele Caruso, Pietro Mazzotta e lo stesso Accetta; condotto in località “Corda” (nelle campagne di Curinga) è stato brutalmente colpito a martellate e, successivamente, dato alle fiamme. Il giovane, sopravvissuto alla terribile esecuzione, è stato ritrovato il mattino seguente da un pastore che ha dato l’allarme, permettendo ai soccorritori di raccoglierne la testimonianza ed agli inquirenti di inchiodarne i carnefici. Galati, dopo un periodo di dolorosa degenza presso l’ospedale di Bari, è morto per le ferite riportate.

Dopo l’arresto dei tre ed i successivi gradi di giudizio, la Cassazione ha posto la parola fine a questa triste vicenda, confermando le condanne a 12 e 30 anni di reclusione per Mazzotta e Caruso, mentre Accetta – giudicato in un procedimento parallelo – dovrà scontare 22 anni.

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