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Divorzio all’italiana 40 anni dopo

Partendo dall’assunto che il codice civile stabilisce che la separazione legale si ottiene quando si verificano fatti che rendono intollerabile la prosecuzione della convivenza o possono creare grave pregiudizio all’educazione della prole, possiamo desumere con certezza che intendo del legislatore, nel prevedere il decorso di tre anni di separazione legale per chiedere poi il divorzio, fosse quello di ottenere una conservazione del vincolo familiare, a seguito di una modifica o di un ricongiungimento tra le parti.Nobilissimo intento, ma poi nel quotidiano tutta questa formalità a cosa si riduce? Esperienza consolidata ci dice che i tribunali italiani concedono la separazione con una facilità estrema. Raramente un Presidente nel corso dell’udienza preliminare dinanzi ai due coniugi, chiederà le motivazioni, raramente tenterà una conciliazione, mai rimanderà alla mediazione familiare, istituto sconosciuto ai più! Ma se a nessuno importa nulla allora, perché aspettare tre anni? Tanto più nella stragrande maggioranza dei casi il famigerato miracolo del ricongiungimento non avverrà mai! A 40 anni dalla legge che introdusse il divorzio in Italia, la commissione giustizia di Montecitorio ha detto si alla riforma; ovvero si potrà divorziare in soli sei mesi, in caso di divorzio consensuale, se conflittuale, invece, i mesi diventeranno dodici .A differenza da quanto previsto dal testo originario, il decorrere del tempo non partirà dal deposito degli atti, ma dalla notifica e non si terrà inoltre conto della presenza o meno di figli minori.Oltre alla riduzione dei tempi, il testo prevede che la comunione dei beni si scioglierà nel momento in cui il magistrato autorizzerà i coniugi a vivere separati e sarà garantita l’immediata operatività della legge anche nel caso di procedimenti di separazione pendenti all’entrata in vigore della nuove norme. Il testo che ha avuto il via libera in commissione alla Camera andrà in aula il 26 maggio prossimo.

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