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L’ Ora della Calabria occupata: va avanti la resistenza da parte della redazione

Anche per la festa dei lavoratori – per chi il lavoro ha la fortuna di averlo – i ragazzi de “L’ Ora della Calabria” continuano ad occupare la redazione. La stessa che ha vistonascere notizie e servizi da poter pubblicare per informare la gente. Poiché è questo che un buon giornalista fa: informare su quello che succede, senza costrizioni, con libertà di pensiero, di parola, e in questo caso, di stampa.

Ma quando i valori di libertà vengono calpestati dai ”potenti”, quelli che stanno in alto e tutto pensano di poter decidere, bisogna scendere in campo, e i giornalisti de “L’ Ora”, di certo la loro battaglia non hanno paura di combatterla.

Dal 25 aprile, giorno della liberazione, hanno deciso di intraprendere la loro personale resistenza occupando la redazione, appoggiati da una consistente fetta di testate, giornalisti, e cittadini, i quali hanno mandato migliaia di messaggi per dimostrare vicinanza e affetto. Hanno appeso al balcone una scritta: “L’ Ora della dignità”, quella dignità che hanno deciso di tenere stretta, di non dare in pasto a coloro che invece speravano di ottenerla, tappando loro la bocca.

In seguito alla telefonata dello stampatore Umberto De Rose e l’ex editore Alfredo Citrigno, che aveva invitato quest’ultimo a non pubblicare la notizia relativa alle indagini sul figlio di Antonio Gentile, il 19 aprile tutti i giornalisti, compreso il direttore Luciano Regolo, avevano scioperato non mandando in stampa il giornale. Questo ha fatto avviare da parte del liquidatore della società, Giuseppe Bilotta, un blocco della stampa, violando così ogni libertà sindacale. Una “vendetta” che prima si manifesta mettendo tutti in “ferie” – forzate – poi annunciando il licenziamento collettivo.

Ma questo non toglie ai ragazzi la forza e la voglia di scrivere e fare informazione. Continuano a lavorare tramite una pagina su facebook, che ha raggiunto oltre gli 11 mila 800 sostenitori, e su un blog, dove scrivono un diario sulle giornate dell’occupazione.

Se qualcuno volesse metterci un bavaglio, anche noi protesteremmo, difendendo con le unghie e con i denti il nostro lavoro, la nostra passione, perché è proprio grazie a lei che non sentiamo il peso di ore passate davanti a un computer a scrivere, o in giro per documentare ciò che ci accade intorno. Non possiamo far altro che appoggiare i ragazzi della redazione de “L’ Ora”, perché il qualche modo, la loro battaglia, è anche la nostra!

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