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Da sempre e “per sempre”? A Paola i plessi sono “complessi”

Nei primi anni ’80, e chi era studente allora sicuramente lo ricorda, gli scioperi studenteschi nella città di Paola sfociarono anche nell’occupazione delle scuole. Gli studenti di allora rivendicavano edifici scolastici appropriati e con destinazione d’uso ben specifica. In particolare allora si scendeva nelle strade per “la ragioneria”, una delle scuole superiori più affollate e che era ubicata in un edificio privato mentre “il nuovo edificio” non veniva completato. Ma non era la sola Ragioneria a trovarsi in quella difficile situazione, anche il Liceo classico come lo scientifico svolgevano le lezioni in palazzi costruiti per famiglie e negozi. Le palestre non esistevano se non nella fantasia degli studenti che svolgevano l’educazione fisica nei garage e le aule erano comode stanze da letto. Solo gli istituti professionali di rione Colonne così come la scuola media ubicata in quel rione ascoltavano il suono della campanella in edifici appositamente destinati. Persino le scuole elementari e gli asili accoglievano i giovani ed i giovanissimi ospiti fra una entratina ed una cucina. Infine negli anni ’90 l’edilizia scolastica cittadina subì una svolta: una nuova scuola media, finalmente il completamento delle costruende scuole superiori ed un edificio scolastico per le scuole elementari in ogni quartiere. Fino ad essere addirittura in più rispetto al ridisegno dei circoli e dei plessi ed in controtendenza con la diminuzione delle nascite e quindi dei futuri studenti. Oggi quelle scuole, quegli edifici sono talmente vissuti da diventare vecchi e così studenti, professori e genitori ogni inizio di anno scolastico e spesso per tutto l’anno scendono in campo, non più sulle strade, per una stufetta in più o per uno scuolabus che serva tutte le scuole. Viene da pensare che è stato dato il pane ma che sono stati tolti i denti. Ma queste necessità, che per tante scuole sono prime necessità, ricadono nelle competenze dei Comuni. Ed i Comuni, al di là di cantanti fiere e fuochi di artificio, sono senza soldi e così, al pari di alcune scuole rette da volontari nel terzo Mondo, sono gli stessi genitori, e quindi gli alunni, e gli insegnanti a provvedere alle piccole spese. Ma le normative, soprattutto in tema di sicurezza, sono, giustamente ed obbligatoriamente, rigide per cui gli stessi Comuni sono in difficoltà ad adempiere non tanto alle naturali esigenze degli ospiti degli edifici scolastici quanto alle normative in vigore. E così se prima di ogni estate si pensa che sia ormai tardi per godere un mare non inquinato, perché non pensare per giusto tempo alle “scuole”? Se non è stato ancora fatto, perché non iniziare ad impegnare qualche soldo e qualche energia per far sì che sin dall’inizio del prossimo anno scolastico, ovvero fra poco più di quattro mesi, i nostri studenti possano entrare in aule e scuole degne di tal nome ed in regola con le norme basilari? SI è sicuri che si è già pensato a questo ed altrettanto sicuri che non saremo qui fra qualche mese a raccontare di bambini infreddoliti o appiedati …

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