cercava la libertà

Cercava libertà!

Li ha uccisi freddamente accoltellandoli. Carlo Lissi, 31enne di Motta Visconti (MI) ha confessato di avere ucciso la moglie e i due figli di 5 anni e 20 mesi per poter tornare libero di innamorarsi. Ultimo caso di una lunga e brutale catena di stragi familiari, che vedono mariti e fidanzati nel ruolo di carnefici che tolgono la vita allo loro stessa vita, al sangue del loro sangue. Uomini normali si dice, colti da raptus omicida che li rende incapaci di intendere e di volere. Ma il raptus omicida non esiste. Dietro questo alibi si nascondono storie di contesti ignorati, di malattie mentali sottovalutate e incentivate spesso dall’uso di stupefacenti, di uomini che non sono mai cresciuti, che non sono stati svezzati dalle loro madri all’indipendenza, che non sono stati educati a gestire il dolore e le sconfitte, che hanno represso l’aggressività. Ma sono anche uomini vittime a loro volta di un retaggio culturale tradizionale che relega la donna esclusivamente alla procreazione e alla gestione della vita domestica. Anche il contesto socio culturale attuale non aiuta; si sviluppano forme di patologie mentali con aspetti nuovi che sempre più frequentemente sfociano nella violenza e nel delitto. Siamo figli di una società becera e superficiale che spinge a condotte funzionali e dirette all’utile personale e che ci fa dimenticare la condivisione, proiettandoci più verso la logica del mors tua vita mea. Molte donne, nonostante l’amore, spesso ossessivo, che le lega a questi uomini, riescono a percepire i segnali dell’anormalità, e si salvano, distaccandosi anche dolorosamente dai loro compagni. Altre invece, non riescono a vedere questi segnali e vanno avanti pensando che tutto sia normale, altre ancora accettano la violenza e le ossessioni dei compagni perché in quella violenza sono cresciute, perché dell’amore conoscono solo quel lato oscuro e malato. Servono politiche globali, perché l’obiettivo sia un cambiamento culturale che parta dalle famiglie, dall’educazione data in casa e nelle scuole. I figli devono essere educati al rispetto, alla parità; devono essere guidati negli avvenimenti anche dolorosi della vita, mai celare o nascondere. Le frustrazioni e le sconfitte servono a renderci uomini e donne capaci di accettare i nostri limiti. Non vogliamo un mondo di misogini dalle menti distorte, non vogliamo donne che rimangono in silenzio. La prevenzione parte da ciascuno di noi e anche se apparentemente insufficiente, questo deve essere il primo passo per trovare la via della consapevolezza e la legge della nostra libertà.

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