senza rancore

L’Amministratore senza rancore. Lettera di Antonio Penna

Le ragioni che stanno alla base della lettera di Antonio Penna, ex assessore di amministrazioni diverse che hanno governato la Città di Paola, sono probabilmente ascrivibili all’attualità, al dualismo manifestatosi nei giorni scorsi quando “cosa pubblica” e “politica” si sono separati come acqua e olio. O meglio, la “cosa pubblica” è divenuta “affare privato” – nel senso che da pubblici scranni, più o meno altisonanti, sono state espresse opinioni e giudizi contro private iniziative di cittadini che condividono col pubblico solo la libertà d’espressione – mentre la “politica” è stata demandata a scarne manifestazioni di solidarietà – in taluni casi addirittura rifiutata – senza palesarsi concretamente in un’azione istituzionale.

Forse per questo o anche per questo, Antonio Penna ha sentito l’esigenza di prendere una posizione pubblica capace di rappresentare il senso di un insegnamento, dell’indicazione di una via maestra da seguire per non far stallare la quotidianità sulla facile corrente della zuffa e della confusione. Parola di uno che Paola la conosce bene e che Paola ha avuto modo di apprezzare.

Lettera di Antonio Penna

La Politica è un’arte. L’espressione più intensa dell’intelligenza. L’impegno più nobile che un essere umano può assumere per se stesso e per gli altri.

La politica, in passato, apparteneva ai nobili e non solo perché erano istruiti e, quindi, culturalmente attrezzati, ma anche perché, quasi sempre, non si impegnavano per trarre vantaggi personali da questa bellissima attività.

Governare la propria Città credo sia, e lo è, la cosa più gratificante che una persona possa vivere durante tutta una vita.

Decidere per il bene di tutti, operare per dare risposte a chi domanda, costruire per rendere vivibile la Città, conservare e migliorare quanto già si ha.

Ecco cosa è, e deve essere, prt me, la Politica.

La Politica è anche dialettica, capacità di comprendere e di farsi comprendere, confronto e scontro; ma sempre e solo con fare nobile e corretto. A chi giova alzare i toni? E perché poi?

Domande alle quali io non so dare risposta; o forse, o anche, perché penso che la Politica non c’entra con la violenza. Forse anche perché ho vissuto anni di Politica con un Sindaco che diceva sempre di ascoltare, capire ed agire di conseguenza.

Perché, poi, sei li per questo; per risolvere, se puoi, i problemi delle persone che hai l’onore di servire.

Ovviamente, devi fare i conti con gli avversari, con la stampa, con te stesso; si perché devi essere il primo critico di te stesso. Capire, se serve, quando è il momento di lasciare o di cambiare.

Fondamentale è la considerazione che hai della stampa e degli oppositori. Non sono tuoi nemici, ma la tua forza. Perché se riesci a comprendere le loro esternazioni, diventi più forte e la tua azione amministrativa sempre più incisiva.

Accusare gli altri, usare la violenza verbale è sempre segno di debolezza; che una persona intelligente comprende e valuta come tale.

Ma non tutti lo sono. Quindi il debole, il condizionabile, può interpretarlo come incitamento; a cosa? Chiediamoglielo.

E poi, perché ricorrere al linguaggio duro, scomposto e rancoroso? Fare l’amministratore è una scelta, non un obbligo. Deve essere un piacere, non una sofferenza. Se lo fai significa che i più ti hanno voluto; ed allora l’onore di “governare” deve renderti forte, non vulnerabile.

Se non ce la fai, e sei forte, lasci.

Sarai apprezzato e stimato, perché la Città sa che il tuo lavoro è un altro e che amministrare è solo Politica. E la Politica è un’arte, appunto; non professione.

Se ti comporti così, rimani sereno e lucido nei comportamenti; resti freddo e deciso a svolgere il tuo programma.

Ecco, appunto il programma; non è proprio il programma che ti deve guidare nella tua azione?

Se dimentichi questo percorso, scivoli verso la rissa, e la rissa non ti porta da nessuna parte; se non in Tribunale.

Cosa c’entra il Tribunale con la Politica?

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