anfiteatro 7 fontane

Paola – La cultura, l’anfiteatro 7 Fontane e il sindaco “Drive-In”

L’offerta culturale paolana, da molto tempo a questa parte ma con più vigore negli ultimi tempi, sta riducendosi di intensità e spessore. Nonostante le annunciate edificazioni di anfiteatri (al momento arrivate a due), l’unica rosa dei venti presente nel deserto cittadino è rappresentata dal circolo Arci “Piera Bruno”.

Nei locali dell’associazione stanno svolgendosi spettacoli e rassegne musicali capaci di incontrare il gradimento di un pubblico eterogeneo e sempre più numeroso. Per questa ragione, essendo sulla cresta dell’onda culturale, certificata da un riconoscimento generalizzato, l’Arci “Piera Bruno” è intervenuta sull’attuale assetto culturale della città.

«La cultura è l’unica droga che crea indipendenza, probabilmente questa frase racchiude il perché nella nostra città, e da molto tempo, lo spazio riservato alle manifestazioni, dir si voglia culturali, sia irrilevante. Nell’epoca 2.0 attingere ad informazioni che siano esse culturali o di altra natura, è cosa facile ed attiene al singolo, ma la crescita di un popolo, di una città, è determinata anche da ciò che avviene sul suo territorio e nel confronto che ne scaturisce.

Ecco perché sappiamo per certo che la scelta fatta da questa amministrazione, ed in parte da quelle precedenti, di azzerare il dato culturale dalla agenda di governo, assume una valenza strategica quasi “formativa”. Se non si può alzare il livello della classe dirigente che amministra abbassiamo il livello degli amministrati, perché un popolo attento, informato e motivato, non eleggerebbe mai questi rappresentati e dato che i rappresentanti questi sono e nelle loro regole familistiche e clientelari quel che vogliono è il solo perpetuarsi, che cosa si fa, si crea negli anni un popolo adatto a cotanto poco.

Investire culturalmente su di un territorio significa in molti casi creare ed, in altri, interpretare innovando ciò che di già agisce ma, ben sappiamo, che il ceto politico è mosso da logiche di sopravvivenza e, nella fretta di autoriprodursi nell’immediato, non ha né il tempo né la volontà e neanche la capacità di intervenire guardando al medio e lungo periodo, in modo da innescare o valorizzare quello che di già è in essere. E quindi si interviene solo per il gusto di farlo, solo per lasciare ai posteri un segno qualsiasi del proprio passaggio. Come sul largo Sette Fontane, dove aleggia la ennesima mostruosità da consegnare al futuro.

Era fin troppo facile capire cosa quello spazio rappresenta per le nuove generazioni, è l’unico luogo di socializzazione, l’unico spazio fisico della città che dà loro l’opportunità di potersi ritrovare, è un luogo che storicamente è tale, un luogo spoglio che non offre nulla e che viene semplicemente occupato dai ragazzi, lo si poteva trasformare rispettandone la funzione che da tempo assolve, a mezzo di interventi che venissero incontro alle esigenze dei ragazzi che ne usufruiscono, invece no, al solito ci si inventa l’ennesimo intervento devastante che cancella ciò che c’è di già. Stavolta si parla di anfiteatro direte voi, quindi di cultura, ma un anfiteatro in costruzione anch’esso non vi è di già? Ci sorge il solito dubbio, che il fine sia sempre lo stesso, ovvero di raccattare un po’ di soldi e fare solo per fare anzi, per distribuire, a pensare male quasi sempre ci si indovina. E come se non bastasse il Sindaco Drive-In, s’inventa il teatro che cammina su se stesso mi chiedo, chi lo farà camminare davvero e non solo muovere? Prima facciamo e poi riempiamo, ma di che lo riempiremo? Un teatro lo si riempie di contenuti culturali e di persone che vogliono usufruirne mentre, questa città, scientemente ha negli anni solo tolto, azzerato.

Ed in questa logica anche un Teatro, che c’era e che ha tanto dato a questa città, non ha nessuna attenzione da chi amministra e lo si lascia morire nel silenzio generale quasi fosse cosa ingombrante, capiamo che l’anfiteatro che cammina (chissà per quando tempo poi!) si potrà riempirlo di balletti e di serate karaoke, l’Odeon no, perché li o fai cultura o con i balletti non tiri a campare.

Per quanto sia difficile in questo contesto l’Arci Paola ci prova, con coraggio, operando in un deserto di offerte culturali e con tutte le difficoltà del caso, ma facendolo con caparbietà e con la volontà del fare per “il bene del paese”, espressione questa ormai abusata nelle sue vere intenzioni, ma non per noi.

Martap’arte è un’offerta di alto valore musicale, ma anche umano, in cui si incontra il mondo e si respira bellezza: una rassegna musicale che spinge il nostro sguardo alla musica europea, portandoci, anche solo per un paio d’ore, in luoghi e in tradizioni musicali diverse dalla nostra che ci arricchiscono ad ogni serata. E per di più praticamente a costo zero, dimostrando che vengono prima le idee, che se son valide, si fanno spazio ovunque.

Il riscontro che Martap’arte sta raccogliendo è prima che per noi una conferma, soprattutto una speranza per la città: c’è ancora un punto dal quale ricominciare, con l’auspicio che le nostre tante Marta non debbano in futuro più partire o meglio che possano scegliere liberamente di farlo o meno, perché è sempre bene ricordare che con la cultura non è vero che non si mangia (purtroppo quelli che l’hanno capito ci banchettano!!!)».

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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