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[Speciale] Giannino Losardo – Un omicidio da 35 anni senza colpevoli

Ritornava una rondine al tetto…”, Giovanni Pascoli, uno dei più grandi poeti della Letteratura Italiana, con queste parole ha cristallizzato l’incipit di una delle poesie più conosciute della sua produzione. “X Agosto”, questo il titolo della poesia, è stato un modo sublime per declamare un fatto realmente accaduto, denunciandone con forza la gravità.

Se non ci fossero di mezzo quasi due mesi e poco più di un secolo di distanza, lo stesso componimento si potrebbe adattare alla storia di Giannino Losardo, integerrimo uomo dello Stato e padre di famiglia anch’egli, che la sera del 21 giugno 1980 venne ferito gravemente da ignoti malviventi.

La scena dell’atroce delitto è stata ricostruita secondo un andamento dei fatti che dovrebbe essere così ripercorso: una moto di grossa cilindrata con i due sicari a bordo, la vittima sulla sua utilitaria. La dinamica entro cui tutto si è svolto fa parte di un percorso che vedeva Losardo rincasare a Fuscaldo, dopo l’ennesima seduta del consiglio comunale di Cetraro. Prima di potersi ricongiungere ai suoi familiari, l’integerrimo funzionario della Procura della Repubblica di Paola è stato raggiunto, affiancato e contro di lui sono stati esplosi colpi di pistola rivelatisi fatali ma non immediatamente mortali. Tant’è che ferito e prossimo alla morte (sopraggiunta nel pomeriggio successivo all’agguato), Losardo trovò la forza di denunciare i suoi assassini, dicendo ad un maresciallo dei carabinieri, accorso sul posto, che: «Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato». Frase alla quale però – purtroppo – non fecero seguito i nomi identificativi delle persone coinvolte nel suo omicidio.

Così, trascorsi quegli ultimi istanti di denuncia, come accadde al padre di Giovanni Pascoli, a Giannino Losardo “restò negli aperti occhi un grido”. Morì il pomeriggio successivo. Aveva 54 anni.

Losardo, oltre a ricoprire il ruolo di segretario capo della Procura paolana, era anche un esponente dell’allora Partito Comunista Italiano, contraddistintosi per la pervicace lotta alla mafia. Per questa ragione, in prima istanza, con l’accusa di essere il mandante del delitto, il primo arrestato della vicenda fu Franco Muto, meglio noto come il “Re del pesce” di Cetraro.

Tuttavia, nonostante il processo aperto vedesse alla sbarra altri quattro imputati (Antonio Pignataro, Francesco Roveto, Franco Ruggiero e Leopoldo Pagano), tutto si concluse con un nulla di fatto, perché l’ipotesi dell’accusa non venne confermata dalle sentenze di primo e secondo grado (procedimento – quest’ultimo – svoltosi presso la Corte d’Assise di Bari per motivi, pare, legati ad alcune incompatibilità “ambientali” sul suolo calabrese).

Stante l’andamento dei processi, per la morte di Giannino Losardo nessuno ha pagato. È rimasta impunita, nonostante, a distanza di 35 anni, quella sua ultima denuncia resti in piedi e molti la interpretino allo stesso modo di quel tragico 22 giugno 1980.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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