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Ufficio Tecnico di Paola: ormai è “tutti contro tutti” [Lite per un mazzo di chiavi negato]

La salute di un municipio, oltre che dalle sue condizioni finanziarie, dovrebbe essere certificata dal grado di “qualità della vita” che riesce a garantire. Un valore che esula dalle voci del bilancio e che attiene – esclusivamente – ai diritti “umani, in un riconoscimento reciproco come “persone”. Soprattutto tra coloro che nel comune lavorano o risiedono temporaneamente per un’elezione.

Se la municipalità paolana sta attraversando una delle crisi più nere per il suo assetto, probabilmente il motivo non risiede soltanto nell’esiguità di cassa. Forse c’è anche una crisi di valori. Perché altrimenti non si potrebbe spiegare ciò che sarebbe accaduto all’interno delle stanze dell’ufficio tecnico solo pochissimi giorni fa.

Secondo quanto riportato da chi avrebbe assistito alla scena, due persone che hanno convissuto insieme decadi di “rapporto tra colleghi”, sarebbero entrate in rotta di collisione al punto da richiedere l’intervento dei carabinieri.

Com’è possibile che anni e anni di vita insieme siano stati arsi così rapidamente?

È possibile, perché come già scritto due giorni fa, la pianta organica dell’Utc sarebbe stata sbilanciata da recenti innesti “fuori rosa”. Persone che poco avrebbero a che fare con i dipendenti legittimi e storicamente legati da decenni di rapporto di lavoro.

Secondo una ricostruzione formulata a partire da testimonianze definite “oculari”, il nuovo reggente dell’ufficio tecnico avrebbe richiesto l’apertura di una stanza chiusa a chiave. L’ufficio in questione sarebbe stato quello in cui, colei che lo ha preceduto in ruolo, avrebbe tenuti conservati i faldoni contenenti quindici o più anni di un lavoro assimilabile agli incartamenti vitali di un Utc.

Per questa ragione, la ragioniera avrebbe opposto un diniego alla richiesta di colui che, grazie al decreto del sindaco, allo stato attuale godrebbe del diritto di porre questa domanda accettando, come unica risposta, quella affermativa.

Il “no”, secondo quanto riportato, sarebbe stato giustificato dal timore che la ragioniera avrebbe manifestato rispetto al pronostico di uno “svuotamento” dell’ufficio. Una paura motivata, forse, dalle recenti visite che gli inquirenti hanno fatto presso l’Utc, ricognizioni forse scaturite dalla necessità di acclarare la reale consistenza delle persone presenti nei suoi uffici e sedute, magari, dietro ad un pc o ad una scrivania. È probabile che il terrore della ragioniera, che ha voluto tenersi le chiavi e non aprire la porta, possa essere stato determinato da una mancanza di fiducia nei confronti di coloro che sarebbero potuti entrare in quella stanza qualora lei avesse aperto.

La donna avrebbe resistito anche dinnanzi all’atto di chiamare i carabinieri fatto dal suo collega. Operazione che avrebbe determinato l’intervento di questi ultimi che, purtroppo, essendo arrivati a pochissimi minuti dalla chiusura dell’Utc, non avrebbero potuto procedere alla verifica puntuale delle circostanze. Verificatesi, pare, intorno alla fine dell’orario di servizio.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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