marcelo forte

[Paola] Situazione depurazione vista con gli occhi della Lao Pools [ESCLUSIVA]

Con l’autunno ormai più prossimo all’inverno che all’estate, il circuito d’attenzione sorto intorno a certe questioni ambientali s’avvia ad entrare nella sua fase letargica. Come ogni anno, passato il Santo passa anche la festa e, con essa, il clamore immediato delle proteste plateali entra nella sua fase di pregnante quiescenza, nel senso di un’attesa che ciclicamente dura nove mesi. Fino a quando, tra stuoie ed ombrelloni, pattini e pedalò, qualcuno s’accorge delle ignominiose “strisce ripugnanti” che galleggiano sul mare. Un fenomeno che difficilmente vedremo scomparire in tempi brevi, perché – a detta di Marcelo Forte, procuratore della Lao Pools (società che gestisce il servizio idrico integrato per il comune di Paola) – «Si tratta di un problema annoso difficilmente risolvibile nel breve termine».

Il legale rappresentante di una delle attività sui cui in estate si sono condensati gli interessi di opinione pubblica e procura, con quest’ultima che ha avviato anche un indagine sul suo conto, ha inteso esprimere a tutto tondo il suo pensiero riguardo lo stato dell’arte insistente sull’ambito di sua competenza. «Per fare un computo dell’esperienza maturata a Paola dall’anno del nostro insediamento (novembre 2012, ndr), sarebbe opportuno partire da un dato certificato, un parametro fondamentale per tutto ciò che riguarda la depurazione. Allorquando subentrammo nella gestione del servizio idrico integrato, il depuratore di Paola scaricava in mare una quantità di agenti microbici quasi una dozzina di volte superiore al limite fissato dalla legge. Per rendere un’idea si pensi che, per gli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, i limiti di concentrazione di Escherichia coli devono essere fissati entro un limite non superiore a 5000 “Unità formanti colonie” (Ufc) per 100 ml. Ebbene, a Paola si superavano i 60mila, con una punta di 380mila registrata dopo appena venti giorni della nostra attività, segno probabile di un sabotaggio non ancora definitivamente chiarito. Nonostante queste premesse, supportati dai nostri encomiabili lavoratori (per la quasi totalità: “paolani”, ndr) e sentendo vicina l’amministrazione comunale, siamo riusciti a rientrare abbondantemente nei termini di legge, registrando una punta massima di 4.800 Ufc/100 ml per un periodo di due settimane in cui abbiamo avuto dei problemi all’impianto».

Ma se la situazione è questa, come mai il mare palesa uno stato tale da indurre gli inquirenti ad indagare sul depuratore? «Indipendentemente dagli esiti dell’inchiesta in corso, nella quale ripongo la massima fiducia – ha risposto Marcelo Forte – ciò che condiziona fortemente l’attività del depuratore è la sua connessione ai canali di scolo delle acque piovane, che confluendo nel medesimo punto di raccolta riservato alle acque nere, causano un aumento di pressione insostenibile. Per questo sarebbe necessario dotare l’impianto di uno scolmatore efficiente, perché quello che c’è è sigillato ed inutilizzabile. Il nostro progetto lo prevedeva, ma i finanziamenti per la sua realizzazione e gli annessi aggiustamenti alle rete, sono stati erogati per un decimo della cifra necessaria. Nonostante questo mi preme specificare che l’inquinamento visibile e tangibile, essendo perlopiù composto da materiale organico “intatto”, potrebbe dipendere da fattori quali gli scarichi abusivi. Perché da un depuratore è impossibile vedere uscire pannolini intonsi ed escrementi interi».

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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