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Acqua non potabile a Paola – A Ferrari gli invadono il comune [VIDEO e dati dell’Asp]

Mentre i medici di famiglia sono costretti ad estenuanti operazioni da call center, assaltati da una mole di telefonate di cittadini allarmati per via dell’ acqua non potabile a Paola, il sindaco Basilio Ferrari s’è affrettato a diramare una comunicazione in perfetto stile “social”, per controbattere alle pesantissime accuse mossegli nel pomeriggio di ieri dal consigliere provinciale Graziano Di Natale e dal suo compagno d’aula Ivan Ollio.

Come se non bastasse, in questo turbinio di emozioni “forti”, i ragazzi dell’istituto alberghiero cittadino (Ipseoa San Francesco di Paola), hanno pacificamente “invaso” il comune cercando risposte alle più semplici domande in voga nella cittadinanza. Considerando che la loro attività didattica è basata prevalentemente sull’uso dell’acqua, vero e proprio ingrediente “di base” per quasi tutte le pietanze, i giovani scolari si sono rivolti all’unico referente istituzionale che s’è dimostrato disponibile ad accoglierli: l’assessore Marco Cupello. Del dialogo tra le parti, in estratto, da conto il video che segue.

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I dati ufficiali dell’Asp di Cosenza. Clicca ed espandi

Sul fronte dei dati ufficiali, invece, bisogna registrare il passo in avanti certificato dal documento prodotto dall’Asp di Cosenza, che alle varie voci accluse, ha diramato esiti “clamorosi” per i prelievi che attengono all’entrata e all’uscita del serbatoio “Serricella” della sorgente “Fossalupo”, ed a quello – sempre in entrata e in uscita – di località “Castagnella”. Per le due località, i parametri riscontrati e certificati dal Dipartimento di Prevenzione, Unità Operativa Complessa, Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, Macroarea di Paola, dell’Asp di Cosenza, sono i seguenti: sorgente Fossalupo, entrata serbatoio Serricella, “coliformi a 37°C (parametro indicatore)”, valore superiore di duecento volte alla normale quantità di “unità formanti colonie” (UFC) per cento millilitri (ml) d’acqua, con l’escherichia coli in quantità di 2 UFC/100 ml. In uscita dallo stesso punto, i valori riscontrati restano attestati ad una quantità di coliformi superiore di (almeno) duecento volte la norma.

Per quanto concerne “Castagnella”, questi sono i risultati delle analisi: coliformi sempre oltre le due centinaia di volte superiori alla norma, con l’escherichia coli – in entrata – presente in un numero di 6 UFC 100/ml. Nello stesso punto, ma in uscita, i coliformi restano al medesimo parametro di (oltre) duecento unità mentre l’escherichia coli aumenta di quasi quattro volte, portandosi a 22 UFC/100ml.

Discorso diverso per l’entrata del serbatoio “San Miceli – Varco Tasso”, dove i coliformi s’attestano a 19 UFC/100ml mentre l’escherichia coli ad un’unità formante colonia per un decimo di litro d’acqua.

Si rammenti che alcuni ceppi di escherichia coli sono l’agente d’avvio di malattie intestinali ed extra-intestinali, come infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite.

In definitiva, tornando all’incipit, molto umoristica è risultata la presa di posizione del dottor Cosmo De Matteis, il quale – soventemente impegnato in attività umanitarie in Eritrea – ha detto: «Nella mia carriera ho vissuto molte esperienze che mi sono tornate utili al momento giusto, ma mai avrei pensato che l’esperienza maturata in Africa sul fronte della non potabilità dell’acqua, potesse costituire un punto da cui partire per affrontare l’attualità paolana». Roba, senza offesa, da Terzo Mondo insomma.

Intanto i medici di base si starebbero ponendo altri interrogativi perché, pare, i casi di gastroenterite attualmente in corso a Paola sarebbero in un numero che non si concilia con le medie stagionali attribuibili alle passeggere influenze del periodo.

Senza scomodare paragoni con periodi post bellici, che si operi almeno per scongiurare i ricordi più bui legati all’epidemia di tifo che Paola avrebbe già conosciuto più di mezzo secolo fa.

L’unica alternativa alla paura però, pare consistere nella previa bollitura di ogni singola attinta d’acqua, perché – sebbene il sindaco nel abbia “deliberato” l’uso per frutta e verdura (non specificando se si tratta di alimenti che successivamente potrebbero andare in contro a processi di “cottura”) – se qualcuno volesse prepararsi una “fresca” insalata non sarebbe certo di ciò che si mette in corpo. Quindi, consultati anche alcuni medici di base, pare che l’unica e accessibile modalità a disposizione, consiste nella bollitura dell’acqua da adoperare per ogni – indistinto – scopo che riguarda se stessi. Per intenderci, la macchina – l’acqua del rubinetto – si può lavare, la verdura da mangiare non cotta, probabilmente, no.

Segue il video, Buona Visione

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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