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Esami clinici anziché cure mirate – Sciopero contro questa Sanità

L’Italia, è noto, è un Paese “limitato”. Nel senso che, essendo condizionato da un risanamento perpetuo dei conti pubblici, è un Paese costretto a rivedere spesso le proprie aspettative, riducendo – di volta in volta – l’orizzonte della sua prospettiva. Accettando questa matrice, è indubbio considerare il fatto che – a cascata – tutte le emanazioni di un tale Stato siano, anch’esse, limitate. Pertanto, Regioni, Province, Aziende Pubbliche e Città, sono perfette rappresentazioni di questo sentimento di costrizione. Tuttavia la Calabria lo è di più e, quindi, anche la Provincia di Cosenza e il comune di Paola, sono enti ancor più “limitati”.

Un esempio in questo senso è dato dalla gestione della Sanità, sempre più concentrata nelle mani di freddi manager che in quelle di coloro che la vivono quotidianamente. Secondo recentissime indiscrezioni, pare che le sigle sindacali afferenti all’orbita dei medici, stiano organizzandosi per una manifestazione di sciopero “generale”. Questo perché, tra le tante tegole piovute sulla testa dei calabresi, sarebbe in atto una situazione per la quale i cittadini, intesi freddamente come utenti o pazienti, non avrebbero garantito il loro diritto alla salute.

Citando a mo’ di esempio una situazione “tipo” che si viene a creare per un calabrese, nella fattispecie “paolano”, che fosse portatore di una patologia legata all’apparato gastrico, emergerebbero i contorni di una gestione caotica dei diritti del malato. Continui accertamenti compiuti attraverso la reiterazione dell’esame di gastroscopia, anziché la possibilità di prescrizione dei farmaci utili a lenire il dolore del mal di stomaco. Qual è la logica che sta dietro a tutto ciò? Perché in questo caso specifico si tratta di un patologia gastrica, ma anche la situazione dei cardiopatici e di altri tipi di malato, pare seguire lo stesso andamento. Perché scegliere questo modo di “risparmiare”? Stanno domandandosene spesso i cittadini, costretti a sopportare continui cambiamenti nei loro piani terapeutici ed assistenziali.

Secondo la testimonianza di alcuni rappresentanti dei camici bianchi, questo tipo di gestione starebbe gravando notevolmente sui pronto soccorso degli ospedali, spesso sottodimensionati sul fronte della pianta organica e, obiettivamente, stressati da un continuo – ma a quanto pare “obbligato” – afflusso di persone che potrebbero evitarne il ricorso. Al momento, l’unica iniziativa che starebbe rappresentando un “tampone” per assorbire le emergenze, sembrerebbe essere appannaggio dei Nuclei di Cure Primarie.

Tutto questo mentre sullo sfondo, almeno nei dintorni dell’Ospedale San Francesco di Paola, continuerebbe a persistere lo stato di carenza dei reparti palesata spesso dal comitato popolare “Michela Bonavita”.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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