blackout telefonici

[Paola] Blackout telefonici e rischi sui servizi: i pompieri vanno via?

Chissà cos’è accaduto nella giornata di venerdì al Sant’Agostino quando, d’improvviso, i telefoni hanno smesso di funzionare. Come fosse uno scenario degno di un “obiettivo sensibile”, qual è Paola secondo la scala di valore attribuitole dopo le minacce globali dell’Isis e l’inaugurazione dell’anno giubilare, sicuramente qualcuno avrà pensato ad uno stato di “preallerta”. Se l’intero edificio che ospita gran parte degli uffici comunali è stato improvvisamente tagliato fuori dal mondo, ci sarà stato un dipendente che lo avrà pensato. Per un istante, prima di prendere consapevolezza che Paola è un comune dissestato, qualcuno si sarà sentito protagonista di una trama che parte da un’ambientazione “post-attacco”, un film drammatico dove il pathos è garantito ad ogni inquadratura e nessuna soluzione di continuità separa le varie scene. Mai che ci sia il momento per pensare: “peggio di così non si può andare”. Potrebbe addirittura essere una storia sopportabile.

Invece, nella realtà, dovrebbe essere stata una bolletta non pagata. Nel senso che, alla base del taglio dei telefoni che ha condizionato l’attività degli uffici comunali all’interno del Sant’Agostino – almeno nella giornata dell’altro ieri – ci sarebbe la mancata corresponsione del dovuto all’azienda che gestisce il servizio.

Un’inezia probabilmente, una questione che potrebbe anche essere letta alla luce del cambio di gestore della telefonia voluto dall’amministrazione, ben diversa dal ventilato “guasto” che sarebbe stato ipotizzato nei primi istanti del disservizio.

A Paola i fatti proseguono lungo il ritmo andante, si sviluppano come un colossal lungo ormai tre anni. L’epica di un comune in dissesto sul quale non brilla ancora il rilancio, dove le regole cambiano verso a seconda dell’interpretazione: funzionali quando servono a giustificare e discrezionali quando impongono un cambio di direzione. Basti pensare ai casi del Palazzetto dello Sport “Tonino Maiorano” e della presa in carico dell’attuale reggente dell’Utc, due situazioni in cui l’impegno del “pubblico” è stato gestito in maniera totalmente differente, per non dire “opposta”.

Tra ordinanze non rispettate e quartieri “dimenticati” (basti pensare a quanto apparso ieri su “Piano Torre”), la narrazione s’arricchisce oggi dell’evento: “telefoni muti”.

Ovviamente, se a tutto questo s’aggiunge il probabile trasloco della Caserma dei Vigili del Fuoco, la permanente messa in discussione dell’Ospedale cittadino, il salvataggio in extremis (dovuto – più che altro – all’elevato indice di mafiosità locale) del Tribunale, il ridimensionamento subito dal comparto ferroviario, i dubbi sulla potabilità dell’acqua e sulla legittimità della tassazione applicata sulle tariffe comminate alla cittadinanza, forse sarebbe convenuta di più la prima versione della storia. Almeno in quel caso ci sarebbe stato un motivo per capire le ragioni per cui Paola sembra una città ancora tramortita.

Forse anche dietro quest’eventualità, gira gira, c’è ancora lo zampino del dissesto. Magari per giustificare il probabile mancato pagamento di una bolletta con effetti nel 2016, si potrebbe udire la versione secondo cui è ancora “il passato” a costituire il problema. Questo è l’anno del sesto centenario, a livello politico è come un bonus che azzera ogni cosa. Questo è l’anno di “presente” e “futuro”, miracolo ulteriore del Santo Patrono. A questo punto farsi trovare senza telefoni per una bolletta, non sarebbe sopportabile.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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