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Prete molto conosciuto a Paola vittima di truffa “sessuale” su FB

Questa mattina, probabilmente con un “sistema” ordito per colpire a macchia di leopardo, lo stesso utente che ha chiesto l’amicizia al “don” di cui tratta l’articolo, è comparso tra le notifiche di molte pagine personali di utenti Facebook della zona costiera del tirreno cosentino. Coloro che non fossero stati a conoscenza di determinati dettagli dei fenomeni truffaldini che impazzano sulla rete, hanno incautamente risposto alla richiesta accettandola, e tra loro – visto che poi in questi casi segue un’accurata ricerca dei profili più appetibili e ricattabili a mezzo “scandalo” – il gestore del profilo ha selezionato quello di un prete molto conosciuto a Paola.

Generalmente, in questi casi, l’utente che chiede l’amicizia si presenta sotto le sembianze di una persona avvenente, un ragazzo (o più spesso una ragazza) di bell’aspetto , le cui metodiche coercitive dovrebbero svolgersi pressappoco come segue.

Tratto da Cinquequotidiano.it (clicca per visualizzare l’articolo su questo sito)

Si stanno diffondendo con preoccupante frequenza truffe che sfruttano la predisposizione a “socializzare” senza prudenza sui social network. Veri e propri ricatti che si concludono con estorsioni di 100 o 200 euro o con famiglie distrutte.

LA RICHIESTA DI AMICIZIA – Di solito tutto ha inizio con un’innocente richiesta d’amicizia su Skype o su Facebook. Lei nella sua foto profilo è decisamente carina e lui, lo sventurato, solitamente risponde. Se il contatto tra i due ha inizio su Skype, dopo un po’ di divertente conversazione, lei chiede: “non è che per caso hai anche Facebook?”. Lui non se lo fa dire due volte e, nel caso non l’avesse già aggiunta, lo fa di corsa. Attenzione! È proprio in questo modo che lei ha accesso a tutti i contatti di lui. La conversazione continua, si fa più confidenziale. Più maliziosa. I toni diventano decisamente intriganti e lei, per mostrare che no, non lo sta prendendo in giro, che è sincera, gli manda una cosa molto personale: un suo video hard. Solitamente il filmato riprende un atto di autoerotismo. Lui è esaltato, pensa di aver fatto bingo. E per dimostrarle che anche lei può fidarsi, si riprende con la webcam mentre fa la stessa cosa. Peccato che lei gli avesse girato un comunissimo filmato porno scaricato da internet. E peccato anche che nel frattempo stia registrando tutta la conversazione, video incluso.

IL RICATTO – “È a questo punto – rivela l’ispettore capo della Polizia postale del Trentino Alto Adige, Renzo Ferrai, a Il Fatto Quotidiano – che scatta l’estorsione”. O lui paga 100-200 euro, oppure lei carica il video su Youtube e lo condivide con la fidanzata, i parenti e gli amici. Solo nell’ultima settimana, nelle zone di Trento e Bolzano, sono arrivate una ventina di segnalazioni. Ma la truffa ha preso campo un po’ in tutta Italia, Roma inclusa.

LE VITTIME – Un’estorsione dall’importo ridotto ma che, spiega Ferrai, “gioca sui grandi numeri perché probabilmente i tentativi sono centinaia ogni giorno”. E nella rete finiscono vittime di tutte le età: 14enni in piena tempesta ormonale così come mariti 60enni annoiati.

COME DIFENDERSI – La procedura da avviare se si è rimasti vittime di questa truffa è piuttosto lunga: si avverte la polizia postale e si fa partire la querela. Poi si avvia il procedimento penale. A quel punto il magistrato deve chiedere a Facebook i dati relativi al contatto e attendere la decisione del social network. Alla fine si riesce a rimuovere i video ma, nel frattempo, saranno già stati visti da tutti. La soluzione più sicura per evitare tutto questo? È quella più semplice: fare attenzione alle richieste di amicizia!

Questo è solo un esempio, ma è probabile che il prete in questione sia rimasto vittima di un raggiro ancor più pernicioso, che prevede la sovrapposizione di un’immagine estrapolata dal profilo della vittima, sul corpo di un uomo (o una donna) intenti a masturbarsi.

uno-dei-fotogrammi
Uno dei fotogrammi del video apparso in rete

La conseguenza è che poi, qualora non si cedesse al ricatto, il titolo con cui viene presentato il video fasullo è di quelli che fanno accapponare la pelle. Nella fattispecie, per quanto concerne la vittima odierna, la performance filmica titola: «Il prete pedofilo masturbarsi davanti a una camma figlia di 8 anni». Già questo titolo basta per comprendere la generazione “automatica” dello stesso, probabilmente realizzato da un traduttore simultaneo che s’attiva a seconda della provenienza attribuita ai dati inseriti.

Purtroppo, nonostante il profilo della sensuale “adescatrice” sia stato rimosso da Facebook, il “video truffa” resta ancora a dare bella mostra di sé su un altro tipo di canale on-line, motivo per cui il prete ha inteso chiarire la sua posizione con un messaggio rivolto ai suoi contatti che recita come segue: «Avviso a tutte le persone che mi conoscono, che è stato pubblicato a mia insaputa un video di pessimo gusto che è un artifizio Creato ad arte contro di me per offendere e/o o arrecare danno alla mia persona da persone poco affidabili. Tutto questo non mi appartiene e ho già intrapreso le vie legali per far punire i responsabili».

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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