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Comprensibilmente, la sfilata dei carri allegorici della 72° edizione del Carnevale paolano ha lasciato dietro di sé una discreta quantità di pattume da ripulire. Tutto nella norma, tutto usualmente riconducibile alla normalità di festeggiamenti che, senza coriandoli e stelle filanti, perderebbero la propria essenza dissacratoria. Tuttavia ciò che sarebbe avvenuto lunedì sera nella villa comunale (l’ex “Umberto I” oggi ribattezzata “Carlo Alberto Dalla Chiesa”), non parrebbe essere un fenomeno riconducibile al passaggio delle mascherine. Come ormai molti paolani si saranno accorti, il polmone verde sito in una delle zone più suggestive della città (sul quale insiste uno dei belvedere più ambiti dalle coppiette e dalle famiglie), è stato recentemente “rigenerato” dall’opera manutentiva del consorzio di cooperative noto come “San Francesco”, i cui lavoratori hanno persino predisposto (di propria iniziativa) una serie di accortezze funzionali a garantirne la pulizia in ogni momento. Ebbene, proprio quei semplici ma fondamentali oggetti – tra i quali ad esempio si possono annoverare dei cestini per la raccolta dei rifiuti – sono stati presi di mira da qualche vandalo che, approfittando del momento propizio favorito dal travisamento del volto reso possibile dai camuffamenti carnevaleschi, ha pensato (male) di distruggerli. Inutile riportare lo sconforto di coloro che per primi hanno assistito a questa scena di devastazione, tra i quali bisogna annoverare gli stessi operai della cooperativa, increduli dinnanzi ad un’azione talmente vile quanto gratuita. Indipendentemente dal valore intrinseco dell’oggettistica ormai inservibile, ciò che ha determinato la sgradevole sensazione dell’amaro in bocca, è stata la consapevolezza che in città qualcuno “rema contro” a prescindere, infischiandosene allegramente degli sforzi compiuti da chi – costantemente – non vuole arrendersi ad un’idea di declino che invece pare essere il principio ispiratore di siffatti, sconsiderati, gesti vandalici.
