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La frana sotto all’ospedale di Paola torna a fare notizia e, purtroppo, continua a rappresentare il tallone d’Achille contro cui si concentra la maggior parte delle critiche “distruttive” nei confronti del nosocomio. Le cronache recenti annotano prese di posizione abbastanza consistenti in quel di Cetraro, con associazioni del posto che hanno “tuonato” contro la a vulnerabilità sismica dell’edificio paolano, arrivando ad affondare il colpo sulla dichiarata – da loro – insistenza su un terreno considerato «dal Pai (Piano per l’assetto idrogeologico) “Zona R4” ovvero ad altissimo rischio».
Manifestando un’attitudine molto diversa da quelle delle associazioni locali, su tutte il “Comitato popolare Bonavita” che – pur difendendo il presidio paolano – non ha mai sollevato questioni territoriali, i vicini cetraresi si sono rivolti immediatamente al sindaco Aita, sollecitandolo ad impugnare la decisione del commissario Scura. Questo dettaglio, inerente più che altro un atteggiamento, potrebbe essere indice credibile rispetto ad una consistente diversità di possibilità tra le due realtà territoriali, con i rappresentanti cetraresi ad interpretare un ruolo meno marginale nel rapporto col presidente Mario Oliverio. Direttamente a lui, “Unione delle contrade” e “Cetraro Libera”, hanno chiesto il rispetto del «ruolo politico di governo della Regione che gli elettori calabresi con largo consenso gli hanno affidato». Un rivolgimento “diretto” che forse i paolani non possono concedersi, un avviso perentorio che – dalle parti del Sant’Agostino – nessun esponente sembrerebbe potersi concedere. Le ovazioni della politica locale sembrano concentrarsi prevalentemente sulla frequenza degli “scampati pericoli”, senza forzare sulle legittime recriminazioni. È una questione lampante, bipartisan, ma più evidente in quella fazione rimasta scoperta già all’indomani della caduta di Scopelliti Giuseppe, quando ancora sembrava che Paola potesse risolvere i problemi con una strizzata di palpebre.
