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La facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia in occasione dell’accertamento alcolimetrico alla guida, è stato il cardine sul quale s’è basata una sentenza di un giudice di pace del tribunale di Paola. Nella fattispecie, il contenzioso sul quale s’è avuto questo pronunciamento riguardava l’opposizione ad un ritiro di patente per guida in stato d’ebrezza, emanato dalla prefettura di Cosenza nei confronti di P.A., cittadino paolano. Secondo la ricostruzione del giudice – che ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati difensori Luigi Calabria e Giuseppe Marino – «Il ricorrente evidenziava irregolarità procedimentali, quali la nullità dell’accertamento sul tasso alcolemico e l’assoluta inesattezza, incompletezza, genericità ed arbitrarietà dell’ordinanza impugnata. Contestava, inoltre l’utilizzo, da parte della Prefettura, di moduli prestampati di carattere uniforme e privi di qualsiasi riferimento alle doglianze prospettale dal ricorrente, quindi, egli riteneva l’ordinanza ingiunzione posta in violazione dell’obbligo imposto dalla legge di motivare (art. 18 Comma 2, L. 689/81). Il ricorrente, inoltre, rilevava non condivise motivazioni nel merito e richiedeva, dunque, l’annullamento di detta ordinanza opposta. Preliminarmente in diritto si specifica che l’accertamento alcolimetrico rientra, tra gli accertamenti urgenti sulla persona che la polizia giudiziaria è legittimata a compiere e che, per tali ragioni, è assolutamente indispensabile che un simile atto sia preceduto dall’avvertimento al soggetto di farsi assistere dal difensore, a pena di nullità dell’accertamento medesimo. Ed invero, tale principio è stato sancito proprio da una recentissima sentenza della Suprema Corte di Cassazione, a Sezioni Unite nella quale gli ermellini hanno statuito che è nullo, di conseguenza inutilizzabile, l’accertamento compiuto senza che lo stesso abbia ricevuto una formale comunicazione circa la facoltà di farsi assistere dal difensore di fiducia».
