gennaro osso

Paola – È morto Gennaro Osso, poeta e galantuomo

Da ieri Paola ha perso un tocco poetico, una penna che era divenuta familiare. Dai luoghi pubblici fin dentro le case, per i tanti che hanno avuto modo di apprezzarlo, il verso di Gennaro Osso è stato pressoché onnipresente. Portatore di uno stile ricercato, musicale e retoricamente irreprensibile, s’è spento all’ospedale “San Francesco”, circondato dall’affetto dei suoi cari.

Anche Cosmo De Matteis, che oltre ad essere un giornalista e direttore de “il Marsili Notizie” è – soprattutto – un medico di famiglia, ha inteso ricordarne la figura, enfatizzandone l’impegno civile e la grazia poetica, «qualità – ha detto il dottore – che gli hanno dischiuso le porte di un’eternità che, fintanto che a Paola ci saranno persone orgogliose di esporne le opere, nessuno potrà mai mettere in discussione. Con lui perdiamo un pezzo importante, un punto fermo al quale fare riferimento per riscoprire la radice intima di tutti noi».

Legatissimo alla figura del Patrono, che attraverso le sue strofe ha declamato spesso, Gennaro Osso ha anche affrontato tematiche più attuali, ed una – in particolare – potrebbe essere idonea a ricordarlo per lo spirito indomito che ne caratterizzava la scrittura.

Il titolo è: “Disuguaglianza nazionale”; ed Osso volle dedicarla a tutti i calabresi.

«Dopo un secolo e mezzo siamo uniti, solo una voce, un canto, non più servi d’abusivi padroni senza stima; siamo liberi pure di sognare incubi neri, favole fallaci, un sogno vero: tricolore al vento. Siamo uniti seduti con onore sullo scranno tra popoli sovrani. Ma noi del sud uguale dignità or c’irridono poveri terroni e figli d’un’altra ballerina? Siamo leali ma non valvassini, la fedeltà è specchio dell’onore, noi non farnetichiamo scissioni se il dolce nome Italia è nato qui: è storia antica gloriosa e forte. Perché no itali? Atavica condanna ci ha strappati dal sole, dal sereno, dall’olezzo di zagare divine e approdare nel regno della bruma per il progresso di chi ci deride. E tanti, io no, ho salde qui radici, felice m’affranco di soffrire; già molto se mio padre varcò il mare deluso dalla vita troppo grama. E siamo uniti anche se viviamo tra Scilla e Cariddi e non ci annienta il rosso di vulcani spesso inquieti ma ci allieta la fata morgana. Miseria no, disuguaglianza amara e intanto grassi tramano spostare dall’urbe san pietrini millenari: cervelli afflitti da megalomania. Noi del sud non siamo traditori, fedeli al tricolore che ci avvolge. Questa ingiusta condanna non ci piega anzi ci spinge come gladiatori alla faccia di chi fa la Cassandra».

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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