meetup paola 2.0

Paola: Il M5S attacca la politca locale, il Pd paolano e (soprattutto) Magorno

Il Movimento 5 Stelle cittadino, rappresentato dal meetup “Paola 2.0”, approfittando della recentissima querelle che ha interessato a vario titolo gli esponenti del Pd riuniti in Piazza del Popolo per la festa “dell’unità democratica”, è intervenuto per esprimere la propria posizione in merito.

«Il silenzio non è un’abitudine ma una scelta – hanno scritto i grillini in una nota stampa – La classe dirigente calabrese ha fallito e questo sembra ormai chiaro. Con il suo fallimento ha trascinato dietro un’intera generazione di cittadini che oggi non sa più cosa sia il futuro o un progetto di vita a lungo termine». Entrando nel merito delle questioni locali, i pentastellati di stanza a Paola hanno rincarato la dose scrivendo che in «nome di interessi collettivi millantati durante le campagne elettorali sono stati invece gli interessi particolari a prendere il sopravvento, le clientele dei bacini di voti, i finanziamenti ai progetti privati spalleggiati da una manica di falsi idealisti che hanno lucrato e sperperato il consenso popolare costruito sulla legalità. Il tirreno cosentino ha subito una mortificazione incredibile che si perpetra ancora sui cittadini onesti e volenterosi. La richiesta di custodia cautelare da parte ella procura di Catanzaro in merito all’Operazione Frontiera ne è una prova lampante. La ‘ndrangheta, che per molti giornalisti e politici di quart’ordine risulta essere una mera fantasia di qualche complottista da strapazzo, è una realtà consolidata ed organizzata fin nei minimi particolari. Da quanto sembrerebbe emergere dalle recenti notizie di cronaca è proprio grazie a questo motore vitale che alcuni dei nostri rappresentanti riescono ad infiltrarsi nei gangli statali dai quali prendere poi decisioni rilevanti per un inerme cittadinanza assopita da anni di silenzi e mistificazioni. Non è una novità, come ci dimostra anche l’indagine sul sistema Reggio preso a modello in campagna elettorale dagli amministratori paolani, che la criminalità organizzata riesca a far prendere decisioni in suo favore da parte della politica nostrana attraverso uno scambio vicendevole di favori. In tutto questo non sembrerebbe esserci alcuna novità se non quella di un silenzio assordante da parte di tutte le forze politiche presenti sul nostro territorio. Come sia possibile che la segreteria del Partito Democratico, nella persona di Ernesto Magorno, non abbia espresso parole forti e condanne di tipo politico ad un sistema che sembra essere marcio fino al midollo? Francesco Muto da oltre trent’anni riesce a controllare buona parte della costa tirrenica attraverso un’organizzazione facente capo alla sua famiglia senza che nessun esponente politico si sia accorto di nulla, senza nessuna incertezza, senza nessun dubbio sorto dall’uso della ragione sembra del tutto impossibile».

Quindi il monito alla politica rappresentativa calabrese ed in special modo a quella tirrenica cosentina, gravata dalla “questione morale” che «in Calabria è davvero allarmante per il semplice fatto che a fare da spalla ad alcune attività criminali c’è una classe dirigente che non solo attraverso il silenzio di questi giorni ma anche con fatti ancora a noi sconosciuti intrattiene rapporti di vicendevole amicizia. Il Movimento Cinque Stelle prende una posizione chiara , netta, senza incertezze su questa situazione. Dobbiamo avere il coraggio di ripulire ogni settore inquinato dagli interessi particolari della ‘ndrangheta e cercare di mandare via coloro i quali, politici, piccoli imprenditori e liberi professionisti, spalleggiano senza remore questo sistema mafioso e clientelare. Il sindaco di Cetraro e il Presidente della regione Calabria non hanno ancora espresso , con colpevole ritardo, la volontà di dichiararsi parte civile nel processo che si appresta a partire. Servirebbe a poco ma sarebbe un segnale netto, una distinzione fondamentale delle due parti. Così però non è ed il perché non difficile immaginarlo. Dalle indiscrezioni che emergono sembrerebbe proprio che una parte della politica del tirreno cosentino si sia appoggiata proprio alla famiglia Muto per potersi fare eleggere ai più alti livelli delle nostre istituzioni. Proprio per questa paura diffusa nell’area nessuno sembra aver preso ancora posizione; incredibile come nelle cerimonie di ricordo delle vittime della ‘ndrangheta si facciano tanti annunci e discorsi pieni di buoni propositi ma poi non si riesca a prendere delle posizioni chiare contro coloro i quali hanno oppresso per così tanto tempo un intero territorio. I legami con la sanità privata per quanto riguarda la ‘ndrangheta non sono certo un mistero e proprio per questo siamo fortemente contrari ad una distribuzione eccessiva di finanziamenti pubblici alle cliniche convenzionate, soprattutto verso quelle cliniche che sono in odore di infiltrazioni poco raccomandabili. Il silenzio dei sindaci, dei parlamentari del tirreno cosentino e della Regione Calabria non è semplicemente una dimenticanza ma una scelta precisa di campo. Gli interessi collettivi vengono sostituiti dagli interessi particolari portati avanti con la violenza e la sopraffazione. In seguito ad alcune contestazioni nei confronti del segretario regionale Ernesto Magorno il Partito Democratico di Paola ha espresso solidarietà e fiducia nei confronti dell’esponente del suo Partito. Purtroppo tale prontezza non è stata riscontrata nei giorni successivi all’Operazione Frontiera che vede coinvolto un parlamentare del Tirreno Cosentino, coperto da omissis, in relazioni quantomeno discutibili con il boss cetrarese sopracitato».

Infine l’accusa, il monito e l’invito alla classe politica calabrese, condizionata probabilmente da «una rete d’interessi sconosciuta, in parte, ai cittadini della Regione Calabria che riesce a pilotare attraverso atti intimidatori e dispensando prebende decisioni importanti per il futuro del nostro territorio. Abbiamo paura, trasformata quasi in certezza, che le decisioni politiche e sociali del nostro territorio vengano prese per favorire interessi distanti da quelli collettivi. Invitiamo le forze politiche ad un attento esame di coscienza, a guardarsi all’interno dei propri schemi dirigenziali per allontanare dalla gestione della cosa pubblica chi da tempo ormai favorisce il clientelismo, il riciclaggio di denaro e gli investimenti in settori di pubblico interesse da parte dei padroni di voti con cui poi costruire scalate politiche di dubbia moralità. Ripartiamo dalla parola per raggiungere la libertà».

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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