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Paola – Ferrari alla sbarra insieme a Forte (Lao Pools) e Marra (Utc)

Per la prima volta dall’atto della sua ratifica, l’articolo 452 bis del codice penale è stato inserito in tra i capi d’imputazione di un processo che si terrà nel tribunale di Paola. Un procedimento che s’annuncia “importante” perché vede, in veste di imputato, anche il sindaco Basilio Ferrari. Il “reato ambientale” è l’accusa che – per la prima volta – sarà discussa tra la corte e l’avvocato Massimo Zicarelli, difensore di Marcelo Forte (responsabile della ditta “Lao Pools” che gestisce il servizio idrico integrato del comune di Paola, destinatario del capo di imputazione in questione). Insieme a loro andrà a processo anche Graziella Marra, ex dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale (Utc) che, difesa dall’avvocatessa Sabrina Mannarino e da Pierfrancesco Perri, dovrà rispondere delle decisioni assunte ai tempi in cui gli sversamenti del depuratore cittadino hanno attirato l’attenzione della Procura della Repubblica. Va infatti ascritto al dott. Giordano Bruno il merito di un’inchiesta che, vagliata dal Gip Rosa Maria Mesiti, è sfociata in un processo che inizierà il prossimo 5 Aprile in seduta collegiale. Tutti alla sbarra, con il primo cittadino paolano che – patrocinato dai colleghi Emilio Perfetti e Paolo Quercia – dovrà rispondere dell’omessa attuazione delle «funzioni di controllo e vigilanza sul depuratore – è l’accusa – nonostante fosse stato ripetutamente avvisato dalla pg del malfunzionamento e quindi omettendo di adottare i necessari provvedimenti di adeguamento  strutturale».

Il rilievo a carico di Marcelo Forte della Lao Pools è relativo all’aver cagionato «una compromissione delle acque marine e quindi del relativo ecosistema in un’area posta a vincolo paesaggistico», in quanto – ai tempi in cui è partita l’indagine con cui il pm, Anna Maria Fasano, ha propugnato efficacemente il teorema della accusa – «ometteva la gestione ordinaria e specificamente faceva “sfuggire” i reflui fognari di colore scuro mescolati con fanghi della depurazione senza trattamento alcuno nello scarico finale del torrente Licciardo che successivamente confluiva in mare». Proprio l’aspetto legato al torrente e all’ambiente circostante, per gli inquirenti costituisce un’aggravante che è stata configurata secondo la nuova versione del reato di “danno ambientale” (articolo 452bis del codice penale) introdotto dal 22 maggio 2015 con la legge 68. Secondo la Procura, che ne ha ottenuto il rinvio a giudizio, Forte inoltre «ometteva di smaltire i fanghi derivanti dal ciclo depurativo e non sottoponeva ad appropriato trattamento le acque reflue». Pertanto un’accusa prefigurata anche dalla constatazione di una probabile “frode”.

Nello specifico quindi, il tratto scandagliato dalla Procura ha riguardato l’area collegata al Torrente Licciardo, le cui acque “inquinate” sono confluite nel mar Tirreno per un raggio (analizzato) compreso tra Paola e San Lucido.

Un primo passo per capire le ragioni di una tematica che, comunque, potrebbe tranquillamente essere estesa a tutto il Tirreno cosentino e (perché no?) a moltissime altre coste italiane. Un problema, quello dell’inquinamento, che per la prima volta nel tribunale di Paola viene affrontato con le ultime novità apportate in termini di legge.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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