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Malgrado l’auspicata libertà di voto, ostentata da una politica che all’atto pratico si è spostata su direttive bloccate come i listini per le consultazioni nazionali e regionali, ciò che pare muovere realmente il consenso dell’elettorato, sono le personalità che riempiono di materia organica i vuoti simboli di partiti ormai solo nominalmente schierati all’interno di un quadrante che assegna il ruolo di centrodestra, centrosinistra e centro.
Nonostante si continui a parlare di voto d’opinione, un candidato privo di supporters capaci di convogliare favori radicati nella genesi di una democrazia che è tale solo per l’assenza della figura di un tiranno, raramente è riuscito ad affermarsi al netto delle urne.
In questo scenario Paola non fa eccezione, e se non ha creato clamore la candidatura di un ex segretario comunista che, per quanto rifondatore e ora “italomeridionalista”, si trova adesso ad affiancare la lista di coloro che per filosofia politica dovrebbero essere i suoi primi avversari (perché i commercianti, insieme alla proprietà privata, sono alla base del capitalismo), probabilmente non desterà stupore neanche la palese campagna acquisti messa in atto dai vari schieramenti in lizza per le prossime amministrative.
Con lo sgretolamento della maggioranza consiliare, difficilmente in grado di affrontare una discussione nell’aula “Lo Giudice” senza incappare in accidenti di natura regolamentare, molti portatori di voto capaci di determinare il risultato che nel 2012 insignì Ferrari della fascia tricolore, stanno collocandosi nelle nicchie proposte dal miglior offerente.
In questo contesto bisogna registrare il colpo di Pino Falbo che, grazie alla lungimiranza del suo “agente” Piero Lamberti, è riuscito ad assicurarsi le prestazioni di un fuoriclasse corteggiato da molti, un mediano con caratteristiche di bomber recentemente maltrattato dai suoi ex compagni di banco consiliare.
