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“Costruenda” o “realizzanda” che sia, la pista ciclopedonale con cui s’è cercato di manutenere straordinariamente il lungomare ribattezzato “waterfront”, continua a rappresentare un impiccio per coloro che dovranno armonizzarla all’urbanistica cittadina.
Se da un lato Roberto Perrotta è riuscito a tamponare l’emergenza determinata dalla penuria dei parcheggi, spianando due aree da 150 posti auto messe a disposizione dai privati Siciliano e Buono (con la prima spianata dai valenti operai della cooperativa “Perseverare”), dall’altro rimangono grosse falle sul piano finanziario ed esecutivo dell’infrastruttura.
A partire dal secondo di questi due punti, tanto l’occhio profano dei frequentatori della zona, quanto quello competente dei familiari di persone diversamente abili, hanno notato la presenza di barriere architettoniche insormontabili per determinati tipi di handicap.
Tralasciando l’asimmetricità degli innesti per salire sul marciapiede con la carrozzina, che in molti punti non convergono in maniera perpendicolare tra una sponda e l’altra del lungomare, l’aspetto insormontabile dei “torroncini” (ovvero i cordoli gialli già posizionati nella zona nord) rende difficile la discesa in spiaggia per coloro che si trovassero lontani dagli accessi predisposti in prossimità degli stabilimenti balneari.
Come se non bastasse, a rendere ancor più stonata l’opera, la mancata piantumazione di tutte quelle varietà vegetali che l’ex sindaco Ferrari aveva annunciato alla presentazione dell’infrastruttura, piante che – a detta dell’attuale consigliere di minoranza – l’ingegner Fabio Pavone aveva addirittura concordato con la soprintendenza.
Per quanto riguarda invece la copertura finanziaria, pare proprio che dalla “Bucalossi” non verrà fuori un bel niente.
