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Paola – Un passivo da 8milioni 334mila euro nell’ultimo semestre di Ferrari

«Noi non abbiamo competenza sull’edilizia scolastica della provincia, né la provincia di Cosenza ha competenza sugli accorpamenti degli istituti che hanno uno stesso dirigente. Per cui la sua interrogazione è fatta nostra ma sarà trasmessa alla preside la quale, per evitare che la caserma della Guardia di Finanza vada giù, dove adesso c’è il Professionale, non deve fare nient’altro che rispettare quello che ha fatto la Provincia di Cosenza: lasciare le cose come stanno. Poi se, invece, l’istituto scolastico e la dirigente non è d’accordo che la caserma della Guardia di Finanza, che da caserma diventa Gruppo, quindi da 40 Paola avrà una compagnia di 100 uomini con la possibile centralità del nostro territorio rispetto a tutto il tirreno cosentino. Quindi se non è d’accordo che questa sistemazione è prevista nella Ragioneria di Paola, per intenderci così abbiamo tutto il quadro, deve lasciare le cose come sono. Lo dico con estrema franchezza. Per cui, la proposta di spostare la caserma della Guardia di Finanza nell’istituto di Rione Colonne e di accorpare l’istituto di Rione Colonne con la Ragioneria di Paola, non è né del comune, perché non ne ha la competenza, né della Provincia, ma è direttamente della preside Alisia Arturi».

Con questa risposta di Graziano Di Natale, s’è aperto il consiglio comunale tenutosi l’altro ieri mattina nell’aula Lo Giudice.

Il presidente, sollecitato dalla comunicazione preliminare del consigliere Vincenzo Limardi, ha così chiarito le posizioni istituzionali coinvolte nella questione relativa alla caserma delle Fiamme Gialle, da tempo oggetto di un aspro confronto riguardo una collocazione definitiva.

Passando poi all’ordine del giorno, già all’atto di votare la proposta di invertirne gli ultimi tre punti, si sono avute scintille.

«La mano la tengo dove voglio io», ha detto seccatamente il consigliere Ferrari al presidente Di Natale che, all’atto di far passare la proposta della consigliere Sciammarella, ne aveva stigmatizzato l’immobilismo.

Eppure, poco più tardi, in quella stessa aula, l’ex primo cittadino ha dovuto esprimersi “formalmente”, votando favorevolmente al punto sull’approvazione «del rendiconto della gestione per l’esercizio 2016 e della relazione illustrativa della Giunta comunale», al culmine di una discussione schietta come lo scontro che lo ha messo faccia a faccia all’attuale assessore alle finanze.

«Lei ha votato di compensare le spese legali, che altrimenti avrebbero rappresentato un altro conflitto di interessi, signor assessore Cassano».

Con quest’accusa di “danno erariale al comune”, l’ex candidato dei moderati ha “indicato” il vicesindaco, che gli ha replicato.

«È doveroso dover dare risposte a chi fa domande. Non so se chiamarlo consigliere Ferrari, avvocato Ferrari. Mi dispiace che, non per scelta mia, non ci possiamo chiamare più Basilio e Tonino. Però non mi chiamare più signore. Perché in Sicilia ho imparato che il “signore” si da a chi è “nent’ mishcatu ccù nuddu” (niente mischiato col nulla, ndr). Quindi o mi chiama assessore, o mi chiama dottor Cassano, non mi chiami più signore. E non mi dica più “caro”, perché mi ci chiamava la buonanima di mio padre. E soprattutto la prego, la prossima volta, di non alzare più quel dito. Perché da casa la guardano i miei figli. Ho detto e ripeto ancora una volta che non sono stato chiamato, e né avrei mai accettato, di far parte di una commissione di inchiesta. Mi è stato chiesto di dare una mano al mio paese, e sento l’obbligo e il dovere morale di doverlo fare».

Applausi spontanei sono giunti dalla sala, immediatamente tacitata dal presidente Di Natale e successivamente stordita da un’aggiunta del delegato al bilancio.

«Gli uffici di ragioneria, nel procedere al monitoraggio delle risultanze del saldo di finanza pubblica – ha concluso Cassano – al primo semestre hanno trovato una differenza tra il saldo di entrate e spese finali, obiettivo di saldo finale di competenza, di meno 8milioni 334mila».

Cifra che rappresenta un brutto presagio per le azioni da condurre nel futuro immediato, anche se Perrotta ha rassicurato che il dissesto, a meno di imposizioni della Corte dei Conti, lui non lo dichiarerà mai.

Per quanto concerne la dinamica “spicciola” dell’assise, si tenga presente che tutti i punti sono stati sviluppati e votati, con la maggioranza che ha trovato spesso l’astensione di Limardi e il consenso della Serranò.

Ferrari e Lo Gatto hanno espresso alcuni pareri di contrarietà, mentre Falbo e la Anselmucci erano assenti.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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