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Paola – Stasera va in scena “Conzativicci”, commedia “sociale” di Crocco

Stasera (12.10.2018) a Paola pioveranno “soldi spicci” quando, sul palco del Teatro Odeon, andrà in scena la commedia “Conzativicci”.

Al “simbolico” costo di 6 euro, sarà possibile assistere ad uno spettacolo il cui ricavato andrà a confluire nel Progetto Saam organizzato da “La Terra di Piero” che, a partire dalla fine di questo mese di ottobre, servirà a finanziare l’opera di volontari che si recheranno in Africa, precisamente in Namibia, presso le aree di Windhoek, Swakopmund e Oshikuku, ai confini con l’Angola (realtà che potrebbero avere necessità di aiuti).

Saam”, nella lingua locale di quelle popolazioni, significa “insieme”, termine che funge da filo conduttore anche per la commedia che prenderà corpo sotto i riflettori dell’Odeon, perché l’insieme che verrà rappresentato stasera a Paola, è quello di una comunità cui tutti – spettatori e cittadini – potrebbero tranquillamente far parte.

La sinossi, estrapolata da un articolo uscito nel 2014 su QuiCosenza (clicca per leggerlo), parla di una «commedia scritta in soli diciannove giorni ed elaborata ed affinata in quattro lunghi mesi di prove, sotto la regia di Paolo Spinelli, lascia a bocca aperta per la copiosa messe di gag esilaranti, che si susseguono ad un ritmo talmente serrato da sospendere il tempo della storia cosentina fatta personaggi illustri (Bernardino Telesio), madri amorevolmente protettrici (la Madonna del Pilerio) e cosentini invisi ai benpensanti (Totonno u squalu). Come sempre a dare corpo alle visioni di Crocco un manipolo di attori veri e tanti presunti tali, tutti riuniti nella compagnia dal cuore grande de “La Terra di Piero”. La storia di “Conzativicci” parte in un assolata domenica estiva in un noto esercizio commerciale di piazza della Riforma, dove tra commessi annoiati e pochi avventori, sbuca una borbottante vecchietta che si lamenta di tutto e di tutti, lanciando un tipica “jestima” cosentina: “cchi vonnu chiova sordi spicci”. Come d’incanto dopo pochi secondi dall’improperio il fragore dei tuoni annuncia l’arrivo di un temporale estivo. Subito iniziano a piovere monete dal cielo causando ingenti danni. I cosentini osservano il fenomeno che si placa poco dopo, credendo di essere diventati tutti ricchi, ma con il ritorno del sole, tutte le monete spariscono, lasciando solo i danni alle cose. Il fenomeno continua a ripetersi per giorni e mesi, gettando nel panico una città intera. Il lamento dei cosentini giunge così in paradiso, dove un improponibile arcangelo porta la richiesta d’aiuto a Dio. Da qui parte la commedia vera e propria con il primo pugno allo stomaco, perché sia Dio, che l’arcangelo sono sulla sedia a rotelle. Si può immaginare una cosa più grande di Dio disabile? Probabilmente no. Questa grande intuizionedi Crocco viene amplificata dalla prova interpretativa di Roberto Giacomantonio (Dio) e Gianni Moretti (Tatangelo Gabriele), due giganti che sanno essere irascibili e paterni, irriverenti e pazienti con l’irrompere sulla scena di una serie improbabile di santi, che disturbano Dio nella ricerca di una soluzione. Il detto popolare che recita “scherza coi fanti ma lascia stare i santi” non ha ragione di esistere in “Conzativicci”, perché seppure sbeffeggiati amorevolmente, vengono presentati al pubblico con sottile ironia. San Remo, naturalmente canta, San Marco Argentato è un rocker stile Rockets, San Marzano è donna e “passata”. L’Annunziata naturalmente è vestita da medico e denuncia i mali dell’ospedale cittadino, San Lucido ha la testa pelata, Santa Honoré è “tanta”, San Lorenzo del Callo ha male ai piedi, San Nicola Ascella porta suoi “profumi”, Santa Sofia De Piscopo suona il tamburo, San Vito inneggia naturalmente ai Lupi e Sanvitino chiede al “signor Dio” (vero tormentone dello spettacolo) di vedere il Cosenza in serie A. Non manca neppure Santa Giovanna in Fiore che turba sessualmente il buon Tatangelo Gabriele, ed uno straordinario San Francesco di Paola che si lamenta dei cosentini che vanno al Santuario solo per farsi benedire l’auto nuova, e dei soldi delle offerte fatti sparire da un broker senza scrupoli. In mezzo a tutti questi esilaranti disturbi, il “signor Dio” decide di inviare sulla terra un cosentino da poco arrivato in paradiso, e lo sceglie tra gli “ultimi” che popolano la città: Totonno u squalu. Dopo averlo convinto a fatica, Totonno, interpretato dal bravissimo Antonio Filippelli, torna a Cosenza in compagnia di Donnu Scantu (un superlativo Eliseno Sposato Jr.), un moderno Donnu Pantu che incarna tutti i difetti e le esagerazioni del tipico cosentino, e Donna Bretta (la bella e brava Serena Clausi) che parte a cantare la famosa “Buonanotte Cosenza” di Mario Gualtieri, ogni qualvolta si nomina la città Bruzia. Questa improbabile e scalcinata “Trinità” torna sulla terra in missione per conto di Dio e si presenta dal sindaco, interpretato meravigliosamente da Davide Carpino, per chiedere il permesso di incontrare i cosentini e interrogarli sullo strano fenomeno che si è abbattuto in città. La figura del sindaco, pieno di “vilienza” cui non si può chiedere nulla, men che meno soldi, e che si anima solo se si parla di feste e luminarie, è una feroce satira all’attuale primo cittadino, mentre i cittadini che interloquiscono con Totonno indicano come soluzione alla calamità, la rinascita del centro storico, la restituzione della dignità a padre Fedele Bisceglia e la Verità sulla morte di Donato Bergamini. Tre temi che danno una lettura “impegnata” a due ore di dissacranti frivolezze. Sul finale, che non sveliamo, si affaccia il lavoro che l’associazione La Terra di Piero, svolge in ricordo di quel grande cosentino che era e resta Piero Romeo».

Considerati questi “ingredienti”, è ovviamente consigliabile la partecipazione all’evento, vero e proprio appuntamento d’apertura che vedrà Paola pronta a vivere una stagione molto stimolante.

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