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Paola: Ferrari, Forte e Marra assolti da accuse mosse da Procura cittadina

Con l’accusa di “reato ambientale” era partito il Processo contro l’ex sindaco Basilio Ferrari, la dipendente comunale Graziella Marra e il vertice gestionale della Lao Pools, Marcelo Forte, società che nel periodo delle contestazioni gestiva il Sevizio Idrico Integrato nella città di Paola.

L’accusa in questione era rivolta proprio all’imputato a capo della società scaleota che, difeso dall’avvocato Massimo Zicarelli, s’era sentito chiedere 3 anni di reclusione dalla Procura.

Insieme a lui, era sotto processo anche Graziella Marra, ex dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale (Utc) che, difesa dagli avvocati Sabrina Mannarino e Pierfrancesco Perri, ha dovuto argomentare le decisioni assunte ai tempi in cui gli sversamenti del depuratore cittadino hanno attirato l’attenzione della Procura della Repubblica.

Va infatti ascritto al dott. Giordano Bruno il piglio di un’inchiesta che, vagliata dal Gip Rosa Maria Mesiti, è sfociata in un processo che iniziato nel 2017 in seduta collegiale. Tutti alla sbarra, con il primo cittadino paolano che – patrocinato da Emilio Perfetti e Paolo Quercia – ha dovuto rispondere dell’omessa attuazione delle «funzioni di controllo e vigilanza sul depuratore  nonostante fosse stato ripetutamente avvisato dalla pg del malfunzionamento e quindi omettendo di adottare i necessari provvedimenti di adeguamento  strutturale».

Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, la difesa della dipendente comunale ha prodotto diversi documenti da cui è risultato che la sig. Ra Marra, nel periodo di riferimento, aveva esercitato la prescritta e dovuta attività di controllo, anche attraverso diverse richieste indirizzate alla LaoPools. Inoltre la medesima Marra e l’attuale capogruppo di minoranza, Basilio Ferrari, si erano attivati nel far sì che la regione Calabria concedesse un finanziamento (poi erogato) per migliorare la funzionalità dell’impianto di depurazione

All’esito il PM, tenuto conto della produzione documentale della difesa, ha richiesto l’assoluzione ex art. 530 comma 2 cpp, ovvero per insufficienza di prove.

Il collegio presieduto dal dott. Cosenza, in accoglimento delle richiesta difensive, ha invece assolto la Marra e Ferrari, ex art. 530 comma 1 cpp, dunque con formula ampia, perché il fatto non sussiste.

Assolto anche Marcelo Forte, imputato di frode nelle pubbliche forniture e inquinamento ambientale ex art. 530 comma 2. Per lui la procura aveva chiesto 3 anni di reclusione con l’accusa d’aver causato «una compromissione delle acque marine e quindi del relativo ecosistema in un’area posta a vincolo paesaggistico», in quanto – ai tempi in cui è partita l’indagine con cui il pm, Anna Maria Fasano, ha propugnato il teorema della accusa – «ometteva la gestione ordinaria e specificamente faceva “sfuggire” i reflui fognari di colore scuro mescolati con fanghi della depurazione senza trattamento alcuno nello scarico finale del torrente Licciardo che successivamente confluiva in mare». Proprio l’aspetto legato al torrente e all’ambiente circostante, per gli inquirenti costituiva un’aggravante che è stata configurata secondo la versione del reato di “danno ambientale” (articolo 452bis del codice penale) introdotto dal 22 maggio 2015 con la legge 68. Secondo la Procura, che ne aveva ottenuto il rinvio a giudizio, Forte inoltre «ometteva di smaltire i fanghi derivanti dal ciclo depurativo e non sottoponeva ad appropriato trattamento le acque reflue». Pertanto un’accusa prefigurata anche dalla constatazione di una probabile “frode”.

Nello specifico quindi, il tratto scandagliato dalla Procura ha riguardato l’area collegata al Torrente Licciardo, le cui acque “inquinate” sono confluite nel mar Tirreno per un raggio (analizzato) compreso tra Paola e San Lucido.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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