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Paola – In Consiglio Comunale c’è forse un ateo “in malafede”?

Se quanto dichiarato da Francesco Aloia – capogruppo Idm nell’aula “Lo Giudice” – risponde a verità, allora quello consumatosi nel corso dell’odierno consiglio comunale, non può essere letto diversamente da uno strappo insanabile.

Secondo il portacolori del partito di Orlandino Greco, la minoranza consiliare si era accordata con la maggioranza riguardo l’eventualità di restare ai banchi malgrado le titubanze sorte in merito ad un punto (il terzo all’ordine del giorno odierno: “Presa d’atto allegato B, Decreto Ministero Interno n. 088881 del 10-07-2018 di approvazione del piano di estinzione passività pregresse – debiti non assimilabili alla liquidazione – Art. 257 c.2. TUEL”).

Ebbene, malgrado la sospensione della seduta, giunta quasi a favorire ulteriormente il clima di confronto tra le parti, alla riapertura dei lavori solo Maria Pia Serranò è rimasta al suo posto.

Totonno Lo Gatto, Basilio Ferrari (Moderati per Paola),ma anche Pino Falbo, Anna Anselmucci (Progetto Democratico) e Giuliana Cassano (subentrata a Vincenzo Limardi tra le fila di Rbc), hanno preferito abbandonare l’aula, in rotta con la presidenza incarnata da Graziano Di Natale.

Sancendo una rinnovata unità d’intenti con l’asse “sinistro” ormai privo di Cambia Paola, l’ex candidato giunto 3° nella corsa a sindaco, ha inveito duramente contro lo scranno occupato dal primo eletto del PD. Pino Falbo, ancora una volta, ha dato prova di un’opposizione sanguigna, capace di andare al corpo a corpo in ogni circostanza, persino riguardo alle modalità di cessione della parola, attaccando Di Natale che però – dal canto suo – ha risposto altrettanto vigorosamente.

Questo il succo essenziale del battibecco:

Pino Falbo: «Io devo dire perché abbandono i lavori dell’aula. Mi deve dare la parola. Non sono un delinquente che me ne vado senza dire perché sto andando via. Mi deve dare la parola! Deve essere messo a verbale perché me ne vado via dall’aula».

Di Natale: «Intanto assuma un comportamento consono al ruolo che ricopre. E non si grida in aula!»

Quindi, con mossa veloce, il presidente del consiglio comunale (nonché consigliere provinciale di Cosenza), ha dato modo a Falbo di spiegare le sue motivazioni, consistite nell’invettiva contro Di Natale e nell’annuncio di iniziative volte a tutelare, in ogni sede, i diritti dei gruppi consiliari da lui rappresentati.

Al coro dei falbiani si sono poi aggiunti Lo Gatto e Ferrari, il quale – dopo aver già “abbandonato” i lavori della conferenza dei capigruppo (a nome dei Moderati per Paola) – ha motivato la sua “seconda” uscita adducendo motivi legati alle tempistiche di presentazione degli incartamenti.

Nonostante queste prese di posizione, il consiglio è comunque proseguito, prendendo atto di quanto deciso in fase di conferenza dei capigruppo, ovvero rimandando la discussione sul punto “della discordia”  a sabato prossimo (ore 17.00). Di modo che ognuno potrà avere contezza dell’argomento su cui discutere.

All’uscita di questa cinquina di consiglieri, la sola Maria Pia Serranò è rimasta in aula a rappresentare le fila della minoranza, che ha svelato immediatamente un dettaglio e le ragioni per le quali ha preferito rimanere al suo posto.

«Qualcuno, dei miei carissimi amici – ha detto la consigliera eletta con la Grande Paola – uscendo dalla sala della riunione dei capigruppo, ha detto: “lascio la maggioranza e vado via”. Si, però, io volevo chiarire, io resto nelle riunioni della maggioranza come capogruppo del gruppo che rappresento, e resto in aula, insieme alla maggioranza, quando ci sono delle decisioni importanti. Perché non è il mio costume abbandonare mai».

Confermando un’importante apertura al dialogo e dando prova del rispetto nei confronti delle procedure adottate dalla segretaria Virginia Milano, la Serranò ha condiviso l’esigenza di dover trovare una soluzione al problema, individuandola – come il resto della maggioranza consiliare – nello slittamento della discussione sul punto.

Ma l’accordo su questa soluzione, stanti poi le dichiarazioni di Aloia, era stato addirittura già trovato anche in presenza dei falbiani e dei ferrariani, di cui qualcuno dei rappresentanti avrebbe fatto intendere di voler procedere comunque alla discussione già all’esito degli incontri preliminari tra capigruppo.

Occorrenza non verificatasi perché “tradita” dal comportamento messo in atto.

Laconico il commento del presidente del consiglio Di Natale, che si è espresso con un “massima”.

«Anche un ateo, può essere in buona fede. Qualcuno oggi, essendo ateo, ha dimostrato di essere in malafede».

Ora bisogna solo capire se il riferimento è a tutta la cinquina di consiglieri o solo a qualcuno in particolare.

Forse la risposta verrà sabato prossimo, al prossimo consiglio “pomeridiano”.

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