sergio stancato

Paola: «La speranza dei giovani è morta,negli occhi non hanno più niente»

Senza le dure reprimende espresse dai rappresentati del Partito Repubblicano Italiano, la chiusura del cerchio relativo alla conferenza stampa con cui i “ferrariani” hanno inteso rivolgersi alla cittadinanza nella giornata di martedì, non si sarebbe potuta definire “conclusa”.

Come anticipato nell’immediatezza dell’appuntamento (clicca), l’attenzione degli esponenti regionali e provinciali del partito dell’edera, è stata rivolta primariamente a questioni di natura scandalistica – riferimenti a certe relazioni sentimentali che sarebbero alla base di certe assunzioni e taluni affidamenti – e a secche smentite di possibili connessioni tra l’amministrazione Ferrari e il crimine organizzato di matrice mafiosa.

Rattristato per la situazione vissuta dalle nuove generazioni, «Perché, purtroppo, la cosa più brutta che sto assistendo in questi anni, nella città di Paola, è che la speranza dei giovani è morta. I giovani non hanno più speranza. Tu li guardi e, negli occhi, non hanno più niente», Sergio Stancato ha puntato il dito contro entrambi i figli del sindaco in carica a Paola, Roberto Perrotta, ascrivendo alle loro relazioni sentimentali l’esito positivo di certe situazioni professionali e imprenditoriali.

«Io sono veramente preoccupato di quello che sta succedendo in questa città – ha detto l’ex consigliere regionale – in cui purtroppo l’occupazione è ridotta semplicemente a pensare alla sistemazione del fidanzato della figlia del sindaco negli uffici delle strisce blu, di quelli che si occupano delle strisce blu. Oppure della fidanzata del figlio che, con un bando che nessuno ha visto, si è aggiudicata Parco Europa e l’ha fatta diventare una cosa propria, mentre tante centinaia di giovani di Paola non riescono a trovare un lavoro per sostenersi. È veramente la morte di questa città – ha ribadito, scandalizzato, Sergio Stancato – È veramente una cosa assurda quella che sta succedendo in questa città».

E di cose successe in città, anche colei cui per un soffio è sfuggito il seggio in consiglio comunale – la dottoressa Emira Ciodaro – ha inteso parlare, svelando retroscena particolari relativi a rapporti che si sono sciolti solo dopo un’interdittiva antimafia.

La tematica era stata già anticipata nel corso dell’intervento dell’ex sindaco Basilio Ferrari, il quale ha aggredito l’argomento biasimando fortemente l’atteggiamento dell’attuale primo cittadino, al quale ha riferito considerazioni al vetriolo. «Forse Perrotta ha avuto una delega a parlare in nome e per conto della Procura di Paola – è stata la provocazione del consigliere di minoranza – visto che in Consiglio Comunale ha detto che ci sono stati sequestri. Ha detto lui, portavoce della Procura, che di li a poco ne vedremo delle belle. Ma siccome, sul tema della legalità e della trasparenza siamo talmente tranquilli che siamo qui, sereni, a fare la conferenza stampa».

Uno spauracchio che anche la dottoressa Ciodaro ha inteso esorcizzare con dichiarazioni inequivocabili.

«Ma li facessero gli accertamenti, su tutti noi – ha detto la referente provinciale del Pri – che non abbiamo assolutamente paura. Noi non siamo mafiosi, né abbiamo mai inteso esserlo o avere rapporti con nessuna di queste persone. Abbiamo gestito con la massima onestà e con la massima trasparenza».

E senza nessuna paura, l’ex presidente del consiglio comunale ha spiegato che «Non si può leggere sui giornali, un giorno fanno illazioni che l’amministrazione Ferrari è in odore di mafia, questo tre giorni fa, dicendo assolutamente il falso perché noi avevamo dato un affidamento, il sindaco, ad una società che aveva il certificato antimafia completamente pulito. Appena, dopo tre anni e mezzo, è venuto fuori un certificato positivo, nel senso con una positività per il problema, la sera stessa, era il mese di Marzo, era tardi, erano intorno alle 18.30, il sindaco in quel momento non era raggiungibile, fui chiamata io, personalmente, sono dati oggettivi, controllabili, il protocollo in cui si dismetteva la ditta e il ruolo con il comune, è stato usato il protocollo della presidenza del consiglio comunale, proprio per garantire l’urgenza all’atto amministrativo che è stato poi fatto in seguito a quella ordinanza, appunto del sindaco, nella quale si interrompeva il rapporto tra il comune e quella società. E dobbiamo sentirci leggere sui giornali come se, quasi quasi, fossimo in odore di mafia. Ma come ci si permette? Ma perché non si ha la contezza di quella che è davvero la dimensione politica e si parla in termini amministrativi?».

Su questo argomento, però, la Prefettura di Cosenza – già all’atto di svelare le ragioni di un’interdittiva antimafia – sembra palesare tutt’altro parere.

«Con riferimento alla nota n. 19272 del 22 novembre 2012 – si legge nell’atto ratificato da Sua Eccellenza il Prefetto, Gianfranco Tomao, nel 2017 – e di seguito al foglio n.4936 del 30 gennaio 2013, si rappresenta quanto segue. Dalle risultanze istruttorie è emerso un quadro indiziario complessivo dal quale deve ritenersi attendibile l’esistenza di idonei e specifici elementi di fatto, obiettivamente sintomatici e rivelatori di concrete connessioni con la criminalità organizzata tali da condizionare le scelte dell’impresa in oggetto».

Quindi, sulla ditta in questione, già dal 2012 era stata avviata un’attività istruttoria, il cui esito è sfociato nell’interruzione forzata dei rapporti col comune di Paola (iniziati in concomitanza con l’insediamento dell’amministrazione Ferrari).

Successivamente, anche la dottoressa che per cinque anni ha diretto i lavori dell’aula “Lo Giudice”, ha voluto affrontare il rilievo relativo a quel  milione e 99mila euro di “fondo cassa” che, dai riscontri documentali operati dall’attuale vicesindaco (nonché assessore alle finanze) Tonino Cassano, non è mai stato restituito all’Organo Straordinario di Liquidazione (Osl).

Purtroppo, forse confusa dalla spiegazione dell’ex assessore Stefano (Giovanni) Mannarino, anche la rappresentante del Pri ha parlato di “anticipazione di cassa”, rendendo quindi inefficace l’intervento tanto contro Cassano, quanto contro i giornalisti, rei questi ultimi – a parere della Ciodaro – di scrivere «che Ferrari, quasi quasi, fa l’occhiolino alla mafia e anche noi, che siamo con lui. O scrivete, il giorno dopo, che ci siamo portati  a casa l’anticipazione di cassa. Ma di che cosa stiamo parlando?».

Si tratta di un “fondo cassa”. Argomento che nei prossimi giorni verrà spiegato nei minimi particolari (a scanso di ulteriori fraintendimenti).

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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