giuseppe fioroni

Paola – Video – Depistaggi “per eccesso” nel caso Moro, parla Fioroni

Venerdì 23 Novembre, presso la Chiesa della Madonna di Montevergine a Piazza del Popolo, uno spaccato dell’Italia “che fu” ha preso corpo dinnanzi a tante persone, presenti all’appuntamento con l’onorevole Giuseppe Fioroni che – esperto della materia per via della presidenza della commissione parlamentare che ha tentato di fare luce sul caso – ha spiegato, per filo e per segno, tutte le anomalie insite nel sequestro e nell’uccisione di Aldo Moro.

Preceduta dagli interventi del moderatore Domenico Martelli (direttore del “Fatto di Calabria”), dei sindaci di Paola e di Santo Stefano di Rogliano (rispettivamente Roberto Perrotta e Lucia Nicoletti) e del presidente del consiglio comunale paolano, Graziano Di Natale, la testimonianza di Giuseppe Fioroni ha aperto nuovi scenari, offrendo chiavi interpretative inedite sia sulle ragioni alla base del rapimento, sia su quelle che hanno generato il tragico epilogo di tutta la vicenda.

Lo scenario emerso ha condotto il discorso verso una deriva per la quale lo Stato italiano è apparso come un’entità a “sovranità limitata“, con diversi apparati interni in grado di agire autonomamente o “per conto terzi“.

Il riferimento a personalità vincolate da un “doppio giuramento” è stato chiarissimo, così come quello relativo all’inefficacia di un’indagine sfociata nel riconoscimento di colpevoli che, in fondo, sono risultati semplici “specchietti per le allodole”.

Alla base del delitto, per colui che ha avuto modo di analizzare ogni particolare della vicenda, ci sarebbero una moltitudine di intrighi internazionali, con potenze straniere in grado di mettere all’opera il fior fiore dei propri “servizi“, gente capace di colpire perfettamente singoli obiettivi addirittura in movimento.

Per rendere evidente questo stato di cose, Fioroni ha ripercorso tutte le fasi, iniziando da un sequestro avvenuto in circostanze rocambolesche, dove la dinamica dei fatti ha seguito un andamento per il quale solo dei veri professionisti avrebbero potuto ottenere il risultato raggiunto.

I brigatisti, derubricati al ruolo di “scarpari“, sarebbero stati solo l’ultimo anello di una catena che partiva dalla situazione geopolitica di un mondo caratterizzato dalla “Guerra Fredda” tra superpotenze, con le ideologie ridotte a mero “casus belli” di un conflitto che si reggeva invece su reali interessi economici, finanziari e politici.

Il rapporto col Nord Africa in primis, una relazione che Moro stava cercando di perfezionare in un modo che – probabilmente – avrebbe evitato lo “scempio migratorio” cui s’assiste al giorno d’oggi e, senz’altro, sarebbe stato funzionale a rendere l’Italia meno schiava degli umori dei petrolieri.

Ma anche i rapporti col Partito Comunista Italiano, forza insieme alla quale – se le famose “convergenze parallele” avessero funzionato – sarebbe stato possibile rendere efficace e duratura una compagine di governo democratico stabile, con la quale il Paese avrebbe senz’altro potuto competere “alla pari” con le altre nazioni che oggigiorno vengono definite “partner europei“.

Un mistero fitto, che ha privato il Belpaese di un uomo che il Presidente della Repubblica di allora – l’indimenticabile Sandro Pertini – vedeva come suo successore naturale.

Un enigma che forse, leggendo il saggio di Fioroni, tanti italiani potrebbero ricostruire in maniera diversa, gettando le basi per la formazione di una coscienza in grado di opporsi allo sfrenato populismo imperante al giorno d’oggi.

Di seguito è proposto un video che, in forma molto stringata, cerca di rendere l’idea di quanto è stato pubblicamente condiviso a Paola nel penultimo venerdì di questo novembre.

Buona Visione

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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