Nel corso della campagna elettorale del 2017, durante uno dei comizi tenuti in Piazza IV Novembre dall’allora amministrazione comunale uscente (poi “uscita” definitivamente), l’allora presidente del consiglio comunale – dottoressa Emira Ciodaro, rappresentante del Partito Repubblicano Italiano (Pri) – scagliandosi contro Francesco Aloia (ex capogruppo del medesimo partito, trasferitosi armi e bagagli tra le forze in appoggio all’attuale sindaco, Roberto Perrotta), pronunciò una frase rimasta impressa a quanti stavano assistendo al suo intervento.
«Chi tradisce, fallisce!», ebbe a dire colei a cui poi – per un soffio – sfuggì finanche il seggio consiliare (andato a Vincenzo Limardi, candidato a sindaco della coalizione “Cambia Paola-Rete dei Beni Comuni, e oggi sostituito da Giuliana Cassano di Rbc).
Alla luce dell’oggi, quell’espressione è tornata d’attualità, perché come un boomerang s’è abbattuta contro il Partito che, insieme al leader regionale – Sergio Stancato – e al segretario cittadino – Camillo Gabriele Fiorito – la dottoressa Ciodaro rappresenta nelle sedi provinciali.
Perché proprio al “tradimento” hanno fatto riferimento una discreta quantità di supporters locali, i quali – con una nota diffusa a mezzo stampa – hanno esposto le ragioni per le quali si sono allontanati dal simbolo dell’edera.
Sostenitori “storici” della filosofia politica repubblicana, tra i quali Walter Storino, Sasà Spineda, Guglielmo Perri e Tonino Castellano (già preceduti in tale scelta proprio da Francesco Aloia e Gennarino Serpa), hanno fatto sapere che, benché non fossero in alcun modo “tesserati”, facevano parte di un «gruppo affiatato, sempre presente e collaborativo».
Proprio Storino, a nome del gruppo, ha chiarito che l’allontanamento è avvenuto «diversi mesi addietro, perché non hanno fatto nulla di quanto promesso, su quanto concordato in relazione al programma elettorale».
«Abbiamo votato il Pri e lo abbiamo sostenuto con forza e convinzione – ha detto ancora l’ex supporter – ma ci siamo resi conto che eravamo solo dei numeri. Abbiamo proposto tante cose (il riferimento è alle proposte di realizzazione di un banco alimentare, del centro per anziani, di un ritrovo per giovani e altre questioni portate all’attenzione del partito, ndr), ma nulla è stato fatto. Del nostro gruppo è rimasto solo Carlo Gentile, e rispettiamo la sua scelta politica. Noi siamo andati via».
Quindi, ripercorrendo le fasi propedeutiche all’adesione, Storino ha reso noto che l’appoggio al Pri era stato fatto «con grande entusiasmo e tanti buoni propositi, tutti traditi. Ci avevamo messo la faccia, impegnandoci verso la città e verso i nostri elettori, quindi adesso, alla luce di quanto accaduto, si rendeva necessario e doveroso rendere noti i motivi che ci hanno portato ad allontanarci da quella sezione di partito. È una scelta politica – ha concluso il portavoce del gruppo “dissidente” – basata sulla mancata realizzazione di tanti argomenti da noi proposti e accolti solo a parole. Da oggi in poi, dunque, non siamo legati ad alcun partito politico».