Grazie per l’idolo

Quando Mosè discese dal Sinai, pesante della “parola” inaudibile e leggero di una parola di pietra, trovò ad accoglierlo un pittoresco siparietto. Vide suo fratello Aronne, circondato da una folla entusiasmata, levare in alto le sue mani tese in segno di saluto, verso una statua d’oro raffigurante un vitello; vide la folla, ebbra di speranza, inchinarsi d’innanzi al bovino in segno di rispetto.

Mosè, che proveniva da un incontro infinito con Dio, fu costretto ad assistere alla prima moda della Storia. E ovviamente si arrabbiò. Gettò a terra la leggera parola di pietra e la frammentò, dieci blocchi divennero centinaia e tutto s’ingarbugliò. Ma Mosè che conosceva la Sua musica, s’indignò facendo un rumore che terrorizzò la folla, oltre che Aronne. Scacciò l’intruso con vigore e si pose alla guida per la Terra Promessa, creando un popolo eterno.

Mosè, per iniziare il viaggio, dovette sconfiggere l’idolatria.

L’idolatria, il culto del fisico, pare essere nemica della conoscenza e quindi della cultura. Ne consegue che ad atteggiamento idolatrico corrisponde un’ignoranza devastante ed un comportamento deprimente. Purtroppo però, non depresso. L’idolatra, nel suo atteggiamento, riesce a diluire il disagio per le domande connaturate alla propria umanità. È colui che, con costanza, stende un velo sulla nuda coscienza. Mentendo.

Il messaggio della Bibbia consiste dunque nel diffidare delle persone idolatre, o impartisce l’ordine di agire perché è solo con l’azione che si manifesta la volontà di Dio?

Interpretandolo nella prima parte della domanda, se l’Onnipotente comanda di non dare credito agli idolatri, vuol dire che queste persone sono dannose per chiunque intenda confrontarsi con l’idea di una realtà diversa. A coloro i quali l’idolatria rigettano, Dio comanda di agire, altrimenti la realtà non cambia: e questo potrebbe rispondere alla seconda parte della domanda.

Quale realtà stiamo vivendo noialtri? Ci sono nel nostro tempo segni di idolatria? Credo, mestamente, di si.

Ci sono e l’ho visti palesarsi da Monti a Scopelliti, girando intorno a Scilipoti e soffrendo per la Gregoraci. Gli idolatri sono la fuori e non s’interrogano sulla benzina a due euro, sugli operai nel sottosuolo e sulla gazzosa ormai Perrier. Scendendo nello specifico mio tangibile, ho letto di grazie per la Spagna del IV Novembre, che veramente erano da accapponare la pelle. Puntini esclamativi manco fossimo alle scuole superiori: grazie di qua, grazie di là, l’estate di Paola sarà un portento.

Cioè, stiamo parlando di “grazie” rivolte ad una Regione dove un consigliere di maggioranza è stato arrestato per una questione che, se confermata, dovrebbe indurre al vomito. Certo, siamo in Calabria e questa storia dovrebbe esserci costantemente familiare, tuttavia il vomito dovrebbe zampillare spontaneo anche a noi, perché quel consigliere ha infranto ogni record di bugie imperdonabili. Non si è limitato ad illudere un ragazzo, lo ha indotto a licenziarsi con la promessa di un contratto imminente!

Ebbene, essere così grati per una serata diversa, di contrasto alla sempre più dura realtà, mi sembra eccessivo. Si, meglio a Paola che altrove: ma quando i romani, durante il loro impero, volevano annebbiare il popolo sfoderavano sempre il “panem et circenses”. Letteralmente: “Pane e Giochi da Circo”. Il Circo di Spagna. Nel frattempo, sempre dalla Regione, pare essere arrivata a Trenitalia la richiesta di sopprimere dodici treni regionali. Anche questo merita un “grazie” coi puntini esclamativi?

Agire bisogna, si fa presto ad essere in ritardo. Ma un’alternativa alle risposte di quella domanda in due parti, qui a Paola come in Calabria, non c’è. Bisogna crearla.

Francesco Frangella

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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