Ho visto il documentario di Filippo Vendemmiati su Pietro Ingrao ‘Non mi avete convinto’, uscito in dvd con L’Unità.
L’ho trovato un documento straordinario che racconta la vita di un uomo, un militante del Partito Comunista Italiano che, come lo stesso protagonista ammette, ha avuto una dote non comune: coltivare sempre il dubbio. Non comune in generale e soprattutto nella politica italiana, dove la ragione sembra aver lasciato spazio alla fede religiosa verso i leader più o meno demagoghi.
Dal documentario se ne trae che il P.C.I. è stato un patrimonio per Italia, nonostante tutti i suoi limiti e le decisioni discutibili prese. In alcuni, casi anche gli uomini che presero quelle decisioni erano discutibili. Però un uomo come Pietro Ingrao lo dobbiamo anche al PCI, sebbene sia stato spesso osteggiato ed isolato dallo stesso apparato comunista.
Una delle parti di ‘Non mi avete convinto’ che mi ha colpito di più mostrava un Ingrao ormai già in là con gli anni, che pronuncia un discorso contro la prima guerra in Iraq fatta scoppiare da George Bush padre. Pietro Ingrao spende le sue parole contro la guerra,: parole sentite, commoventi, vere. Le guerre non bisogna proprio iniziarle perché non si sa mai dove potranno portarci.
Ingrao all’epoca era stato già deputato per varie legislature nonché Presidente della Camera, ma seconde un sentire che va molto di moda in questo periodo, non avrebbe potuto mai fare quel discorso alla Camera. Ci saremmo persi una lezione di pacifismo di un grande politico del secolo passato. Gli Ingrao non sono tantissimi, ma ce li saremmo persi per strada, se ogni due mandati dovessimo mandare a casa (mandare a casa, che brutta espressione) i parlamentari.
Finita la visione del film di Vendemmiati, ho pensato di guardare un po’ di tv.
Quella sera c’era una puntata del programma di Michele Santoro, Servizio Pubblico (puntata del 31.01.2013). Sta per andare in onda un servizio (di Giulia Innocenzi) sulla Parma amministrata dal sindaco del Movimento5Stelle Federico Pizzarotti.
Di solito, Servizio Pubblico è molto molto molto tenero con il M5S e gli ha fatto da megafono televisivo (e Marco Travaglio da megafono cartaceo). Il mio pregiudizio iniziale viene quasi subito sbugiardato: Giulia Innocenzi ci svela che il sindaco Pizzarotti non è riuscito a rinegoziare i mutui con le banche contratti dal Comune durante la gestione targata PDL. Anzi: per garantire i prestiti, l’attuale giunta comunale ha dovuto impegnare alcuni terreni demaniali incolti e, soprattutto, le azioni pubbliche della società che gestisce il servizio idrico, cioè l’acqua.
In pratica le banche hanno in mano l’acqua di Parma. Ed il referendum che viene sbandierato ad ogni comizio del M5S, manco l’avessero vinto da soli?
Preso atto di questo tradimento della volontà popolare, secondo il ragionamento del grillino medio, Pizzarotti non dovrebbe essere un infame? No, niente. La risposta del sindaco è che purtroppo ci sono i debiti e vanno pagati. E le promesse elettorali? Manca il coraggio di attuarli, la forza politica o semplicemente la capacità amministrativa?
Sempre dal servizio, apprendiamo che Pizzarotti non essendo capace di rinegoziare il debito con le banche, alza l’IMU al massimo e gli asili arrivano a costare 1000 euro la mese.
Il sindaco a cinque stelle ammette candidamente che in campagna elettorale ha fatto delle promesse senza sapere che poi non avrebbe potuto realizzarle.
Come pensava si amministrasse un comune? Parafrasando una battuta del grande regista Fernando di Leo messa, in bocca all’altrettanto grande Vittorio Caprioli: amministrare non è comm’ ‘a fess’ in mano ‘e creature.
Mentre la giornalista gli dice che, secondo Grillo, anche un bambino capirebbe che bisogna rinegoziare il debito, il sindaco di Parma non batte ciglio. Poi controbatte spiegando che Grillo parlava del debito degli Stati. Quelli di un comune sono diversi. Lascia intendere che sono più difficili da sistemare?
Mi viene spontanea un’osservazione (ma forse è perché sono amico della kasta): è stato più facile per l’Argentina post-crisi finanziaria rinegoziare i pagamenti con altri paesi, la Banca Mondiale e FMI o è più complicato per il comune di Parma mettersi al tavolo con due o tre banche? A twitter l’ardua sentenza. La presidenta argentina Cristina Fernandez de Kirchner avrebbe il terrore di amministrare un comune italiano.
Comunque, se sei un incapace convinto che amministrare un sito web o un condominio sia uguale ad amministrare un comune, magari potresti arrivare a pensare ‘ste cose.
Per ridiscutere condizioni contrattuali ti devi saper imporre: non voglio salire in cattedra, ma visto che il M5S vanta un contatto viscerale con la gente, perché non convocare un’assemblea pubblica per dire: “Questa è la situazione: per pagare le banche devo aumentare le tasse al massimo, oppure facciamoci sentire e ritirate i soldi dai conti corrente. Oltre che dei politici che ci hanno amministrato fin’ora, è anche colpa loro se siamo messi così male.”
Sarebbe da dirlo anche al resto dei militanti a cinque stelle che, stando ai sondaggi, sono il 170% dei votanti.
In politica non ci si rapporta con il proprio computer e le discussione non sono chiacchiere da bar. I rapporti spesso sono molto duri, spesso sul filo del rasoio: c’è da combattere e certe volte uscire anche dalla legalità, se è necessario per ottenere dei risultati.
Se no, l’alternativa è chiuderti nel palazzo e fare il compitino con sottrazioni e divisione, ma a quel punto basterebbe un computer. Invece servono persone, per uscire dalle crisi e dalla crisi. Persone che ragionino con la loro testa, anche sbagliando, e che coltivino il dubbio, come Pietro Ingrao.
Sarebbe utile che a Parma, come in generale, tra chi vota per il M5S, si riacquistate umiltà e voglia di collaborare davvero con gli altri e non con la stretta cerchia di persone che resta o sparisce a seconda delle decisioni del capo.
A proposito del ricambio tanto richiesto, urlato nelle piazze dei benefici ai cittadini, è’ meglio un vecchio Ingrao o un giovane Pizzarotti?
La domanda è mal posta e potrebbe generare equivoci, ma si può rielaborarla pazientemente così: ascoltare persone che hanno esperienza consolidata nella gestione della cosa pubblica e di provata onestà non sarebbe meglio che gridargli addosso: “sei vecchio”, “sparisci”, “dopo due mandati devi morire”? Non sarebbe meglio capire come possono ancora contribuire, senza il muro del Noi e Voi?
Perché, al di là delle rettifiche, delle smentite e dei distinguo, la percezione che si ha ascoltando Grillo – o un suo tifoso – è questa: spazzare via senza pietà tutti e sostituirli con dei computer che non pensano, ma eseguono ordini.
Se avete la cattiva abitudine di partecipare solo attraverso il voto alla vita pubblica del paese, ricordatevi di Ingrao e scordatevi le chiacchiere dei social network.
Claudio Metallo