A3

La Grande A3

Viene dalla Francia una creativa idea progettuale per riqualificare uno dei cavalcavia dismessi del vecchio tratto calabrese della “Salerno – Reggio Calabria”, situato nei pressi di Scilla (RC).

A pochi giorni dalla tragedia che è costata la vita ad un trentenne camionista campano, l’autostrada A3 assurge nuovamente agli onori della cronaca, questa volta per via di un progetto presentato dallo “OXO Architectes”, studio di architettura francese, che ha ridisegnato un viadotto non più utilizzato dell’infrastruttura calabrese, immaginandolo in maniera avveniristica.

Un progetto «davvero ambizioso e audace sia nel suo programma che nella forma architettonica» – come dichiarato dall’architetto Manal RACHDI – che cambia il volto di un di un vecchio ponte in disuso, pensandolo come un villaggio verticale, una sorta di «condominio invertito» in cui dal piano stradale situato in cima si scende man mano per raggiungere appartamenti, uffici e negozi in esso presenti.

L’idea è quella di rispettare la struttura originaria del ponte, inserendo al suo interno una sorta di insediamento ecosostenibile, liberamente ispirato al Ponte Vecchio di Firenze. Il tutto all’insegna della eco-sostenibilità e con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo economico locale.

Perché scegliere una zona tristemente nota per l’alta concentrazione malavitosa e comunque disagiata sotto il profilo infrastrutturale? L’OXO Architectes risponde che il viadotto sulla Favazzina godrebbe di una posizione privilegiata, anche paesaggistica, che le consentirebbe non solo di poter beneficiare di uno straordinario e suggestivo scorcio sul Tirreno, ma anche di poter sfruttare l’energia geotermica del territorio, con cui alimentare il complesso di abitazioni e strutture pubbliche di cui il progetto si compone.

Un progetto certamente straordinario, la cui attuabilità resta tuttavia vincolata alla reperibilità delle risorse economico-finanziarie necessarie per un eventuale avvio dei lavori. D’altronde la “Salerno – Reggio Calabria” non sarebbe certamente nuova al tira e molla di investimenti, rifinanziamenti e, più di sovente, sprechi che di anno in anno si porta dietro.

A partire dal 1964, anno dell’avvio del primo cantiere, inaugurato da Fanfani, fino al governo Craxi, questa opera pubblica aveva già assorbito 368 miliardi di Lire. Nel 1990 veniva approvata una nuova messa in sicurezza per ulteriori 1000 miliardi di Lire complessivi.

Ad oggi si sa che per il completamento dell’opera si arriverà a spendere fino 10,4 milioni di Euro, senza tuttavia sapere quando questo fatidico giorno arriverà.

L’ultimo governo ad essersi sbilanciato in caute previsioni è stato quello Monti: «Dobbiamo assicurarci che entro la fine dell’anno prossimo tutti i cantieri della Salerno-Reggio Calabria siano completati» sosteneva nel 2012 l’allora ministro per lo Sviluppo Economico e le Infrastrutture, Corrado Passera.

Oggigiorno, dei 433 km effettivi di questa infrastruttura fondamentale per la mobilità calabrese, solo 360 km sono effettivamente fruibili. Più di 13 sono gli interventi progettati o in corso di progettazione rimasti inattuati e la “Salerno – Reggio Calabria” viene oggi ricordata per altri tristi record, come l’elevata media di incedenti mortali, circa 16 all’anno, o le lunghe code chilometriche causate dai continui cantieri onnipresenti.

A ben pensare questa grande opera italiana ricorda per tempistiche realizzative un’altra grande impresa infrastrutturale asiatica, attualmente non del tutto compiuta, rafforzata e implementata a più riprese in epoche diverse per oltre un millennio. Gli ultimi significativi lavori alla Grande Muraglia vennero infatti compiuti al tempo della dinastia Ming (1368-1644) e con essi la stessa assunse la fisionomia attuale.

Questo straordinario monumento si presenta oggi ben conservato, quasi in perfetto stato, ed è forse questa la principale differenza che la distingue nettamente dalla nostrana “Salerno – Reggio Calabria”.

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