Sfascio

È ORA DI CAMBIARE: È TUTTO UNO SFASCIO

C’è stato un tempo in cui il consenso lo otteneva chi proponeva altre vie ed altre soluzioni. È seguito poi il tempo di chi dava soluzioni; appresso giunse il tempo di chi dava un colpo al cerchio… ovvero contestava e sosteneva al contempo. Giunse, infine, il tempo di chi impegna ed impiega passione e coerenza esclusivamente nel sottolineare quello che non va. Ed invero sembra questo, almeno in politica, l’attività più diffusa. “Tu governi? Ed io ti dico che è tutto alla sfascio!”. “Tu hai governato prima di me? Ed io ti dico che è tutto allo sfascio per colpa tua!” “Tu governi e tu sei all’opposizione mentre prima tu eri all’opposizione e lui governava? Io vi dico che è tutto uno sfascio!” Su un cosa sembrano, però, essere tutti in accordo: siamo allo sfascio (che fa rima con fascio ma è solo una coincidenza lessicale…). Le cause di questa amara lettura della realtà sociale e politica ed economica non sono chiaramente identificate nello stesso modo, al pari di quei dolcissimi bimbi che una volta rimproverati dopo una marachella compiuta in gruppo si difendono allungando il ditino ed esclamando: è stato lui! Imbelli di fronte a tutto ciò restano sempre e soltanto i cittadini, che poi in alcuni periodi dell’anno, ma comunque praticamente tutti gli anni, vestono i panni degli elettori. A cosa potrà condurre una situazione allo sfascio, l’impotenza dei cittadini elettori, lo scambio di accuse che sono sempre meno politiche e sempre più da cortile è un altro argomento di discussione allo studio di sociologi, politologi, economisti e da qualche tempo a questa parte anche di psicologi e psichiatri. Chi non appartiene a nessuna di questa categoria, infine, immagina che tutto sta per cambiare per lasciare tutto invariato. E così chi prima era all’opposizione dopo essere stato al governo potrebbe tornare al governo lasciando spazio all’opposizione che è scesa dai banchi del governo. Questo potrebbe apparire come la più chiara dimostrazione della democratica legge dell’alternanza. Ma la sensazione è che resterà fuori, almeno sicuramente dai posti di gestione del potere, chi non riesce più a distinguere l’opposizione dai governanti, la minoranza dalla maggioranza. Se poi a questo uniamo il diffusissimo sport del cambio di casacca, la legge dell’alternanza è definitivamente mortificata. Con buona pace di chi pensa che Giuseppe Tomasi da Lampedusa ed il suo Gattopardo appartengano ad altri scenari e ad altri tempi.

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