Edessa

Edessa : scambio di parole intraducibili di 6 paesi

È terminato il 29 aprile il progetto “Spread the world, Feel the world”, finanziato da “Gioventù in azione – Agenzia nazionale per i giovani greca” , scambio culturale tra giovani dai 18 a 25 anni, che hanno potuto mettere a confronto le culture, le tradizioni, e le lingue di 6 paesi: Italia, Bulgaria, Spagna, Estonia, Polonia e Grecia, quest’ultima padrona di casa. Una visione dell’Europa che va al di la dei fondi, attraverso la creazione di una piattaforma, “Salto”, dove trovare progetti allo scopo di creare un popolo europeo attraverso scambi culturali.
In rappresentanza dell’Italia hanno partecipato Ewa Zapal, Orlando Carnevale, Gustavo Di Santo, Emanuele Carnevale, Veronica Sirianni, membri di “Paolab”, associazione che svolge attività di studio e di ricerca per valorizzare, tutelare e promuovere il territorio.
Svoltosi a Edessa, capitale europea dei giovani 2014, il progetto ha visto la partecipazione di 5 ragazzi per ogni paese, ad accezione della Grecia dove i partecipanti erano 7, e non si basa su una educazione “formale”, bensì “non formale”: si apprende facendo, attraverso attività, laboratori e discussioni di confronto.
Scopo del progetto: trovare “parole intraducibili”, e cercare di insegnarne il significato agli altri componenti del progetto, attraverso le proprie tradizioni e la propria cultura, con l’aiuto di presentazioni in power point, video e rappresentazioni teatrali. 15 le parole presentate da Paolab: ponte, befana, polacchini, frana, lampara, spagnarsi, trullo, brigante, mammismo, pignatta, mah, ti voglio bene e frago . «È stato interessante rapportarci con coetanei di altri paesi, imparare le loro “parole intraducibili” e insegnare le nostre» dice Emanuele Carnevale, presidente di Paolab «Tutti hanno potuto sentirsi parte del progetto poiché ognuno di noi aveva un suo compito».
Paolab, come gli altri, ha realizzato due video di presentazione: “Paolab è… Paolab is” e “This is Sud” – quest’ultimo girato da due registi indonesiani – all’interno dei quali i ragazzi si sono divertiti a giocare su stereotipi e luoghi comuni.
Nuove parole sono state create: a ogni gruppo è stata data una parola intraducibile, ovviamente in un’altra lingua, che doveva tradurre come meglio credeva, in inglese; tali parole saranno inserite all’interno di un dizionario.
«È stato un mettersi a confronto che ci ha insegnato molto e ci ha dato inoltre la possibilità di conoscere altri paesi e culture» conclude Emanuele «un’opportunità, per i ragazzi che hanno voluto mettersi in gioco, volta ad incentivarli e motivarli per il loro futuro».

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