Carlo

Un albero per Carlo: una petizione “sveglia” l’amministrazione capitolina

È la notte del 17 febbraio. Carlo Macro e suo fratello Francesco sono di ritorno da un concerto. Nei pressi del Gianicolo la loro auto si ferma perché Carlo deve fare pipì. Lo stereo è acceso, e Francesco aspetta in macchina il ritorno del fratello. Vede una persona vicino a lui ma non capisce cosa sta succedendo. Quando Carlo ritorna barcolla, non riesce a parlare: un uomo che abitava in una roulotte a due passi da lì, lo stesso che gli si era avvicinato, gli sveva sferrato un colpo mortale nel petto con un cacciavite, anche se questo Francesco lo scoprirà solo dopo. I due corrono in ospedale, ma per il giovane non c’è nulla da fare: morirà durante il trasporto dal Nuovo Regina Margherita al Fatebenefratelli.

Una famiglia distrutta, da un uomo che preso da un momento di follia – perché solo questo può essere stato – probabilmente infastidito dalla musica proveniente dall’auto, ha attuato questo impetuoso gesto.

Ad un mese dalla sua morte, amici e parenti hanno voluto si celebrasse una messa, alla quale era seguita una fiaccolata fino al Gianicolo, dove si trovava la roulotte – gestita dall’istituto Sant’Egidio – che ospitava l’indiano che senza una parola ferì a morte il giovane.

Il 24 aprile, tramite Change.org, la signora Giuliana Bramonti lancia un appello: chiede all’amministrazione romana di piantare un albero per suo figlio proprio nella via in cui abitava, come simbolo di un messaggio positivo, di integrazione e di lotta al degrado e non di violenza poiché «Non voglio che la morte di Carlo diventi simbolo dell’ostilità nei confronti dei diversi» ci tiene a precisare nella sua petizione, che ha raggiunto in pochissimi giorni quota 52mila firme. Due giorni più tardi riceve la visita del sindaco Marino, che accoglie la richiesta di piantare l’albero, e di mettere una targa dove Carlo ha perso la vita, nonostante le autorità, in questi mesi non abbiano mai proclamato una giornata di lutto cittadino.

Vivere in una roulotte in una zona dove mancano i servizi essenziali, è un fenomeno molto diffuso a Roma, per questo, per evitare non solo altri episodi di omicidio, ma anche situazioni di degrado e prive di dignità per chi le vive, il sindaco si impegnerà per risolvere l’emergenza abitativa a Roma.

Grazie alle 52 mila firme apposte sulla petizione nascerà un albero a nome di Carlo: una nuova vita, che ci auguriamo possa rappresentare un passo avanti per una nuova legalità e una migliore vivibilità a Roma.

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