malati di tumore

Calabria, la follia della Politica condanna i Malati di Tumore

Sin da quando è stato immaginato, il polo Universitario di Germaneto ha subìto l’avversione dei potentati sanitari regionali. Attraverso varie modalità, oscillanti tra la burocrazia, l’economia e la (mala) politica, ogni sorta di sotterfugio atto a rallentarne la messa in funzione è stato tentato. Tuttavia, la caparbietà di un gruppo di professionisti capaci di incasellare ogni tassello nel posto giusto, al momento giusto, ha permesso alla struttura di prendere corpo e – tra mille difficoltà – di entrare in funzione. E che funzione!

Avvalendosi di specialisti preparati in ogni settore, Germaneto ha assunto – in pochissimi anni – lo status di isola felice nello sconquassato panorama sanitario calabrese, costituendo anche un deterrente per la tragica emigrazione ospedaliera di cui, la Regione fino a poco tempo fa amministrata dal pregiudicato Scopelliti Giuseppe, deteneva il primato.

I malati hanno iniziato a maturare un senso di fiducia attorno alla possibilità di una guarigione intraterritoriale, corroborata dalla possibilità di un’assistenza non limitata al solo personale medico perché – finalmente – potevano essere seguiti dalle proprie famiglie. Patologie come il Tumore, il Cancro, la Neoplasia – che necessitano di tempistiche di cura molto lunghe e degenze dolorose (quando le si deve affrontare da soli) – hanno finalmente smesso di rappresentare lo spauracchio insuperabile e definitivo con cui sempre più persone devono fare i conti.

Da oggi però non sarà più così, perché il reparto oncologico di Germaneto – a breve – sarà chiuso. La Fondazione “Campanella”, che gestiva l’aspetto amministrativo della sezione dedicata ai tumori, non ha retto alla pressione esercitata da quanti hanno smesso di credere che una sanità pubblica, in Calabria, è possibile e doverosa. Pertanto sono scattati i licenziamenti (187) irreversibili, la sospensione dei ricoveri e, presto, la chiusura del reparto. Per i malati di tumore calabresi le speranze di una cura, a Germaneto, sono finite.

Avendo già scritto di questo argomento il 28 Settembre scorso, è utile riproporre l’articolo contenente una lettera che – una paziente ammalata di Cancro – ha scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Considerate se questa è Italia.

 

La situazione inerente il Polo Oncologico dell’Ospedale di Germaneto (CZ), fiore all’occhiello della sanità calabrese – secondo in Italia dietro l’omologo reparto di Modena per un decimo di punto – è formalmente in dismissione. Le responsabilità di questo scempio oscillano tra la politica Regionale (Giuseppe Scopelliti ha firmato un decreto osceno) e quella locale di Catanzaro (la fondazione “Tommaso Campanella” che gestisce il “polo” è squassata da movimenti intestini dei propri soci fondatori).

Il risultato, sotto gli occhi di tutti e vede sempre nel malato la vittima sacrificale. Per fare un reparto simile a Crotone si starebbe facendo incetta di pazienti a Germaneto. Tagliare per rispendere. E’ un’equazione che in Calabria ha garantito sempre le elezioni e le rielezioni. Peccato che in questo tritacarne entrino le vite delle persone, dei cittadini calabresi come la Signora che ha scritto alla nostra redazione proponendoci la lettera che, integralmente, pubblichiamo e che è stata indirizzata anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

 

Riceviamo e pubblichiamo.

 

«Al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano

Da anni la mia vita è cambiata, le mie abitudini non sono più le stesse, la mia giornata è scandita dal ritmo dei medicinali ed il mio sonno è turbato dalla consapevolezza di un peso che attenta alla mia salute. Da anni, però, ogni giorno mi sveglio e voglio vivere. “Voglio” perché mi è stato insegnato che “Posso”. E “posso” grazie ad una serie di rimedi ed accorgimenti che, dall’ambito sentimentale a quello sanitario, sento di poter definire “miei”, “personali” e “personalizzati”. Accorgimenti che, se non ci fosse stato il Polo Oncologico di Germaneto, probabilmente non avrei mai adottato. Perché, probabilmente, non ne avrei avuto il tempo.

Se vita è un vagito in una sala parto, il mio vagito è partito dalla sala operatoria del Policlinico Universitario di Germaneto, dove mi è stato asportato un Tumore di origine e sviluppo maligno. E sempre a Germaneto mi è stata impartita l’educazione alla “seconda vita”, con una chemioterapia efficace ed un trattamento “familiare”. A Germaneto ho conosciuto persone come me, ho attraversato i loro racconti e ne sono diventata parte. Ho visto piangere dalla gioia e ridere per esorcizzare la paura. A Germaneto sono entrata in contatto con la faccia “coraggiosa” della speranza, dipinta sul viso di un personale medico e sanitario d’eccellenza. A Germaneto sono rinata per ben due volte, perché ancora oggi sono in cura per la prosecuzione vigliacca del male ambiguo, quel cancro che tutti temono ma che a Germaneto sanno combattere. Sono di nuovo qui, a Casa, vicino Casa (perché Germaneto è “Calabria”, per fortuna) e da qui so che tornerò a Casa sulle mie gambe e con la voglia di vivere ancora.

Purtroppo, con orrore, ora apprendo che la “Fondazione Campanella” non riesce più a “gestire” la Casa che ho sentito e sento mia. Leggo che ci saranno esuberi e licenziamenti, stop alle attività di cura e di ricovero a partire da oggi stesso. Oggi che sono sdraiata su un letto di questo meraviglioso reparto oncologico ed un ago mi inetta il siero chemioterapico che dovrebbe aiutarmi a guarire, sono costretta a contorcermi per la paura di non poter concludere qui, a Casa e vicino Casa, il mio ciclo di cure.

La domanda si ripete ossessiva mentre il pomeriggio volge alla sera, e quando ho questo genere di domande in testa – purtroppo – non dormo più. Se Germaneto è riuscita a ridarmi la voglia di svegliarmi, ora la paura che Germaneto non sia più, mi ha tolto il sonno.

Perché il polo oncologico deve chiudere? A chi fa comodo questo dolorosissimo taglio?

Non a me che mi sento “cittadina”, che pago le mie tasse come tutti, che contribuisco affinché un polo d’eccellenza – come quello che si sta tentando di annichilire – prosperi accanto Casa mia. Nella mia Regione. “Mia”.

Purtroppo, se chiusura sarà, vorrà dire che questa non è la “mia” Regione. Non è la Regione di chi soffre e intende curarsi. Non è la Regione della gente comune che confida in una vita “normale”, dove tentare di affrontare con dignità tutte le asperità della vita. Non è la Regione di chi è senza santi in paradiso. Ma è la Regione del sopruso, della violenza continua rivolta verso le classi che non stanno nel “palazzo”. La Regione che rischia di cancellare la mia, la “nostra”, Germaneto è un ente astratto che pensa soltanto al mero profitto, all’inanimato soldo sedativo delle coscienze.

Germaneto ed il suo polo oncologico non possono soffrire l’ignavia di una classe dirigente che vede nei pazienti, nei cittadini che regolarmente pagano le tasse, soltanto merce di scambio per aumentare i profitti.

Germaneto ed il suo polo oncologico meritano un “grazie” infinito che non può perdersi nel vento di una valle deserta, un “grazie” che deve entrare e colorare tutte le stanze di un Policlinico sorto in una valle ventosa proprio come ultimo baluardo dinnanzi al pandemonio. Una Valle che è “vita”». 

Lettera Firmata.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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