santa severina

Luoghi di una Calabria che vorremmo: Santa Severina (KR)

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Ciccio Guzzi de “La Locanda del Re”

Spesso noi calabresi ignoriamo dei borghi e castelli che nulla hanno da invidiare al resto d’Italia. In questi giorni ho rivisitato il borgo di Santa Severina, ed ho potuto apprezzare che in questi anni è stato effettuato un recupero eccezionale del Castello che domina una vallata stupenda. Onestamente, non sembra di essere in Calabria: amministratori lungimiranti hanno valorizzato al massimo ogni anglo del borgo antico, rendendolo gradevole agli occhi del turista. In questo contesto la valorizzazione dei piatti e del vino locale assumono un valore particolare.

Ai piedi del Castello ho potuto apprezzare il gusto ed il sapore di pietanze originali. La “Locanda del Re” di Ciccio Guzzi rende onore alla cucina calabrese.

La simpatia del tuttofare Ciccio fa concludere in modo splendido una visita a Santa Severina posto nelle graduatorie tra i più bei borghi d’Italia

Cosmo De Matteis

 

 

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Visuale del Castello di Santa Severina

Quella di Santa Severina è una lunga storia, ed è vera Storia non racconto o leggenda, supportata com’è da mille documenti, Bolle papali, Novelle imperiali, resoconti di campagne militari e quant’altro. Ma certamente il documento storico più importante è il Castello, nelle cui mura si stratificano più di mille anni di Storia dal Kastron bizantino, alla residenza gentilizia del XVIII e XIX secolo. Santa Severina fu una pedina fondamentale delle terre bizantine d’Occidente e testimonia l’appartenenza di gran parte dell’Italia meridionale a quel grande organismo politico e amministrativo che fu l’Impero Romano d’Oriente ; testimone quindi di una romanità orientale che sopravvisse per un altro mezzo millennio, in Occidente, al crollo del mondo classico. Nel periodo Bizantino Santa Severina assume il suo nome attuale ; siamo al volgere del IX secolo allorquando il grande generale Niceforo Foca, riconsegna a Costantinopoli queste terre che gli Arabi hanno tenuto per quaranta anni. E’questa l’epoca della grande importanza anche religiosa del centro assunto alla dignità di Metropolia e che assieme a Reggio costituisce il caposaldo del Patriarcato costantinopolitano contro i tentativi espansionistici del Papato romano. Due secoli dopo Santa Severina è Normanna, come Normanne sono le altre terre di un Impero che abbandona ormai definitivamente il sogno di riconquista di Giustiniano, e Normanno è il suo Castello, poi Svevo e Angioino. Inizia contemporaneamente il graduale cambiamento degli ordinamenti civili e militari ed inizia una nuova Storia che assegna a Santa Severina un nuovo e importante ruolo che la vedrà nel Basso Medioevo città demaniale, sede di libera università, ovvero con la possibilità di eleggere liberamente i suoi magistrati.

Ma alla fine del XV secolo, alle soglie del vicereame Santa Severina perde queste prerogative, pur battendosi aspramente per conservarle; il resto è la Storia di un feudo che fu dei Carafa, dei Ruffo, degli Sculco e infine dei Grutter che lo conservano fino al 1806, quando Gioacchino Murat, abolisce la feudalità nell’Italia Meridionale.

Da quel momento la sua storia è quella di un piccolo centro del Sud, con un grande passato e gli splendidi documenti che lo testimonieranno per sempre.

Roberto Pititto

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