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Minacce a Don Ciotti. Libera Cosenza ribatte il colpo

Il Coordinamento Provinciale di Libera Cosenza, facendo seguito ai comunicati della presidenza nazionale di Libera e del Coordinamento Regionale Calabrese, propone una riflessione sulle minacce contro Don Luigi Ciotti.
Ai soprusi, alle angherie, alle minacce dirette e indirette di morte, specie in terra di ‘ndrangheta, siamo abituati ma certamente non assuefatti.
Che un criminale mafioso in regime di 41 bis senta l’urgenza di voler dettare ancora l’agenda ai suoi “affiliati” resta comunque un fatto piuttosto inquietante. E che dovrebbe far riflettere, quando a dare “fastidio”, fino a suscitare reazioni violente, è quella libertà di pensiero e di azione che per i mafiosi di ogni latitudine è fumo negli occhi, sabbia negli ingranaggi del potere che, indiscussi e in regime di monopolio, vorrebbero esercitare nei quartieri, nei territori e su tutto ciò che aspira a essere bene pubblico.
I boss nel 1993 uccisero, vilmente come sempre vilmente uccidono i mafiosi, don Pino Puglisi reo di aver conteso e sottratto loro spazi di libertà e sprazzi di vita. “Tutto voleva fare iddu, cose che non ci credete”, parole pronunciate quasi esattamente un anno fa, a sei mesi dall’elezione di Papa Francesco che ancora non aveva “stupito” la comunità di credenti e non credenti con le sue esternazioni sulla mafia ma i cui prodromi ben potevano intuirsi. A settembre dello scorso anno, infatti, certo non si parlava di scomunica ai mafiosi, gli inchini dei portantini di statue sacre non turbavano troppo le coscienze, svolgendosi per la gran parte al riparo da telecamere indiscrete, le processioni procedevano senza troppi intoppi. Don Luigi Ciotti, agli occhi dei mafiosi come Totò Riina, somiglierebbe troppo a Puglisi: “è malvagio, è cattivo” e ha fatto troppa strada.
La sua malvagità e la sua cattiveria, che poi sono diventate anche le nostre che di Libera siamo i militanti e volontari, starebbero nell’aver restituito la voce a chi voce non aveva molta, come i familiari delle vittime innocenti di mafia. Incidenti di percorso per i mafiosi, tragedie inenarrabili nelle vite dei familiari, delle madri e dei padri che dovranno convivere con il dolore dell’assenza dei figli, dei figli che cresceranno mutilati dall’assenza di uno dei genitori. E fratelli e sorelle e fidanzati e amici. Tutto quel patrimonio di affetti che ognuno di noi costruisce nella sua esistenza e che gli sopravvive.
C’è, in effetti, della autentica “malvagità” a scegliere ogni giorno di stare dalla parte di chi subisce la violenza dei potenti e dei violenti, di chi si ostina a non voler pagare il pizzo, di chi solo per questo è ostracizzato e isolato dai suoi simili, di chi è troppo spesso lasciato solo anche da quelle istituzioni troppo preoccupate a conservare una patina di sacralità e di infallibilità e a nascondersi dietro prescrizioni di reati o altri formalismi giuridici. Bisogna essere davvero “cattivi” a pensare che i beni confiscati alle mafie possano essere riutilizzati a fini sociali e per restituire a molti la dignità di lavoratori e lavoratrici. Ma come? “Robba” acquistata o costruita con il “sudore della fronte” (traffico di droga e di armi, riciclaggio e roba simile richiedono sforzi e fatica) con tutti i rischi del mestiere come potrebbe essere “rubata” ai loro proprietari e riutilizzata a fini di utilità sociale?
A restituire un poco di respiro a chi queste autentiche “angherie” deve subirle, ai mafiosi si intende, ci stanno pensando le istituzioni, visto che le destinazioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata sono ferme a gennaio 2014 e sono ben oltre 900 i beni che aspettano di essere destinati.
Che dire poi di questo continuo richiamo che Ciotti fa al Vangelo e alla Costituzione? Libri “cattivissimi” pure quelli. O meglio è “cattiva” la lettura che Ciotti fa soprattutto del primo perché ai mafiosi la Costituzione e i suoi principi importano assai poco.
L’ironia che permea le nostre parole non è irriverenza ma impellente e urgente bisogno di normalità, di quella normalità che quasi scandalizza: quella in cui le parole tornano ad assumere il significato loro proprio. Ai mafiosi e ai loro sodali, Ciotti e Libera potranno ben apparire malvagi e cattivi. Noi, però siamo Liberi e molti di loro sono in galera. Noi, almeno su questo, non abbiamo dubbi: siamo dalla parte giusta. Siamo dalla parte della Costituzione e del Vangelo. Malvagità e cattiveria stanno altrove.

Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Coordinamento “Roberta Lanzino” Cosenza

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