ruderi demoliti a fiumefreddo

Ruderi demoliti a Fiumefreddo. Politica e cittadini s’interrogano

ruderiNon sono passati che venti giorni dalla demolizione dei ruderi della Chiesa del Carmine, in località Campo a Fiumefreddo, che la comunità non riesce ancora a trovare spiegazione ad un simile gesto, oltretutto non reso pubblico attraverso alcuna comunicazione, che va senz’altro nel senso opposto di quella che è la valorizzazione di antiche costruzioni di inestimabile importanza.

Qualche giorno prima della demolizione, avvenuta lo scorso 6 ottobre, solo per caso i consiglieri di minoranza Pierpaolo Porto e Carmelo Aragona, della lista Obiettivo Comune, sono venuti a conoscenza di ciò che sarebbe successo, dal sindaco in carica. Vincenzo Gaudio spiega che i ruderi erano di proprietà privata e che il cittadino proprietario del terreno nel quale questi insistevano, aveva ottenuto tutti i pareri favorevoli a procedere, compreso quello della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.

«Riteniamo non sussistano presupposti amministrativi e/o legali tali da avanzare iniziative di sorta nei confronti della maggioranza; ciò non toglie che, anche alla luce delle perplessità di diversi cittadini, presenteremo una interrogazione consiliare diretta ad approfondire la vicenda» a parlare così Pierpaolo Porto che insieme alla minoranza sta seguendo il caso.

« È, tuttavia, mia opinione che quanto accaduto abbia una rilevanza politica, piuttosto che amministrativa: Sindaco e Giunta farebbero bene a compiere lo sforzo di rilevare la sensibilità della comunità intorno alle risorse storico-artistiche, e a quelle ambientali e paesaggistiche del territorio, informando i cittadini delle trasformazioni che intervengono; ciò che contestiamo è la loro approssimazione in fatto di comunicazione, la tendenza a silenziare le attività di governo impedendo di fatto la partecipazione della comunità al processo delle decisioni, fatto già accaduto con la passata amministrazione, dalle cui ceneri nasce l’attuale, riguardo alla vicenda della cabina elettrica realizzata da ENEL nella nostra campagna».

Uno dei fatti inspiegabili di questa vicenda infatti è che i cittadini non erano stati messi al corrente della demolizione dei ruderi, cosa che ha provocato stupore ma soprattutto sdegno tra la popolazione, che da un giorno all’altro ha visto scomparire una parte di una delle costruzioni di Fiumefreddo che ha origini antichissime.

«La questione è politica poiché in un centro antico come quello di Fiumefreddo, che ha subito negli ultimi sessant’anni un forte spopolamento, i ruderi sono tanti e la possibilità che se ne incrementi il numero è purtroppo molto alta. Con il trascorrere del tempo gli edifici, anche e soprattutto quelli che presentano un valore architettonico, hanno preso la fattezza dei ruderi: Palazzo Sant’Anna, circondato da una perpetua transennatura, lo è già; Palazzo Del Buono è compromesso; Palazzo Pignatelli, che s’erge maestoso nel cuore del borgo, è stato dichiarato più d’un anno fa dai Vigili del Fuoco gravemente pericolante (è di qualche giorno fa una nostra interrogazione sul tema in attesa di una risposta). Si tratta di tre fabbricati tutti di proprietà privata. Insomma, se non ci si decide a un’azione politica capace di raccogliere l’interesse di Enti sovra comunali e investitori privati, se non si fa attenzione ad afferrare tutte le occasioni utili a intercettare bandi e finanziamenti, se non si provvede a stendere un vero piano di riqualificazione, Fiumefreddo non avrà futuro».

 Un appello quello dei consiglieri di minoranza volto a far rivivere Fiumefreddo, meta che tanti albergatori del basso Tirreno consigliano ai propri ospiti, e che in tanti visitano per la prima volta non vedendo l’ora di tornare. Non a caso la cittadina che si affaccia sul mare con i suoi suggestivi scorci, rientra in uno dei borghi più belli d’Italia, e grazie anche ad associazioni e singoli cittadini che mettono impegno e idee al fine di migliorarlo e “risvegliarlo”, Fiumefreddo è negli ultimi anni “cresciuto”.

«Non siamo degli sprovveduti» conclude Porto «e ci piace guardare in faccia la realtà, senza strumentalizzare vicende come quella accaduta, ma piuttosto impiegandola per aprire a iniziative serie di tutela e valorizzazione. Un piccolo comune non è in grado d’affrontare da solo una tale sfida. Pur immaginando che l’Ente acquisti o rilevi uno degli edifici elencati, recuperarlo sarebbe una spesa impossibile per le sue finanze. È qui che interviene la politica, immaginando le soluzioni, coinvolgendo gli attori in grado di dare risposte utili. Siamo in ogni caso a disposizione di tutti quei cittadini che desiderano approfondire la vicenda».

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