Sequestro di immobili per diversi milioni di euro alla cosca “Patania”

VIBO VALENTIA -Sequestro di immobili per diversi milioni di euro alla cosca “Patania”. Stamattina sono stati sequestrati dai Carabinieri una serie di beni immobili, per un valore complessivo di tre milioni di euro, riconducibili alla cosca “Patania” di Stefanaconi, satellite dei Mancuso di Limbadi (VV). Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i beni sequestrati sarebbero riconducibili ad esponenti di spicco della ‘ndrina, ritenuti responsabili, oltre che del reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, anche di omicidi, episodi di usura, estorsioni e danneggiamenti commessi in concorso e con l’aggravante del metodo mafioso. In particolare i sequestri sono stati eseguiti nei confronti di Giuseppina Iacopetta, 60 anni, e dei figli Saverio (38), Bruno (40), Giuseppe (35), Salvatore (37) e Nazzareno Patania (42) tutti già coinvolti nelle inchieste condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Catanzaro. Le indagini dei Carabinieri che hanno permesso di rilevare la sproporzione tra il valore dei beni oggetto di sequestro e la consistenza reddituale dichiarata dagli indagati. Gli inquirenti avrebbero inoltre accertato la loro riconducibilità del patrimonio all’attività criminale del clan. Tra i beni sequestrati c’è una struttura adibita ad albergo con annesso distributore di benzina, la “Valle dei sapori”, sita lungo la provinciale che porta allo svincolo autostradale di Serre dove, il 20 settembre del 2011, avvenne l’omicidio del presunto boss Fortunato Patania, in risposta al delitto del contadino Michele Fiorillo. Il Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, nel corso di una conferenza stampa sul sequestro dei beni, ha evidenziato che l’aggressione ai patrimoni è importante perchè “consente di tagliare gli alimenti alle organizzazioni mafiose. Sappiamo – ha aggiunto – che la criminalità organizzata è in grado di infiltrarsi nel mondo della finanza attraverso acquisti di titoli senza nome, società finanziarie ed altro ancora. Il potere economico del Paese si è sentito, dunque, sotto minaccia e questo l’ha spinto a reagire. Oggi, l’aggressione del patrimonio mafioso rappresenta la morte civile dei suoi detentori, che non possono far fronte ad una serie di spese ingenti, tra cui quelle legali. Nel Vibonese sono in corso grandi indagini sotto questo profilo” Il sequestro costituisce il prosieguo delle operazioni “Gringia”, “Dietro le quinte” e “Romanzo Criminale” con le quali l’Arma ha fatto luce su una sanguinosa faida di ‘ndrangheta nell’ambito della quale sono stati compiuti 5 omicidi e 6 tentati omicidi nel territorio provinciale.

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