Bimbo annegato in piscina per «negligenza, imperizia e imprudenza»

bimbi-piscinaCOSENZA – Bimbo annegato in piscina per negligenza, imperizia e imprudenza. Chiuse le indagini sulla morte del piccolo Giancarlo Esposito, il bimbo di 4 anni deceduto lo scorso luglio nella piscina comunale di Campagnano, a Cosenza. Nel registro degli indagati sono iscritte cinque persone. Si tratta di Carmine Manna, legale rappresentante della società, e delle educatrici Franca Manna, Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove. Tutti per negligenza, imperizia e imprudenza avrebbero causato la morte del piccolo Giancarlo, annegato mentre si trovava in una piscina del Kinder Garden. La vasca utilizzata dai portatori di handicap o per la riabilitazione era sprovvista secondo Maria Francesca Cerchiara, Pm del processo, delle minime misure di sicurezza. Era profonda infatti più di 60 centimetri e le tre educatrici, Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove, pare che non avessero il brevetto di assistente bagnante, ma non si fossero neanche accorte che il bimbo stava annegando. I braccioli forniti, al piccolo Giancarlo non sarebbero stati utili  per salvarsi. Durante le prime indagini, la morte del bambino era stata attribuita ad un malore ma dalle indagini appena concluse sembra si tratti di «negligenza, imperizia e imprudenza» del responsabile della piscina, ha confermato il Pm. Il piccolo Giancarlo è morto per «insufficienza respiratoria acuta…determinata da annegamento in acqua dolce». In particolare, Carmine Manna quale legale rappresentante del Consorzio cosentino gestione impianti sportivi avrebbe fatto usare la piscina per la riabilitazione fisioterapica per le attività del Kinder Garden Estate 2014. Carmine Manna – così com’ è scritto negli atti –  avrebbe «omesso di adottare tutte le misure di sicurezza per evitare incidenti a terzi». Avrebbe, inoltre, omesso di «predisporre che i giochi del Kinder Garden avvenissero in una piscina per bambini, di profondità non superiore a 60 cm». Avrebbe inoltre «consentito l’ingresso di 20 bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni all’interno della piscina fisioterapica, che non risultava idonea ed omesso di selezionare “adeguatamente” il personale con contratto a progetto». Carmine Manna – sempre secondo l’accusa – avrebbe anche omesso di predisporre la presenza continua a bordo della piscina fisioterapica di assistente bagnante, abilitato al salvataggio e non avrebbe fornito ai bambini – compreso Giancarlo Esposito – i dispositivi anti annegamento, oltre ai braccioli che – per l’accusa – non sono sufficienti a garantire la sicurezza dei bambini in una vasca di profondità superiore a 60 cm. Insomma, se fossero state adottate tutte le misure di sicurezza e se fosse stato soccorso in tempo, il piccolo si sarebbe potuto salvare. Con questa nuova scoperta ancora più dolore per i genitori della vittima che hanno sempre chiesto di conoscere il vero motivo della morte del figlio.

Mafalda Meduri

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