tela del ragno

Tela del Ragno – Il Pm Facciolla reitera le richieste di pena

Tra qualche ora sarà emessa la sentenza di primo grado che metterà la parola fine alla parte “paolana” del processo Tela del Ragno.

Ieri, intanto, si è tenuta la requisitoria finale del pubblico ministero, il magistrato che sino ad oggi ha sostenuto le tesi dell’accusa.

Dopo oltre sei ore di requisitoria, Eugenio Facciolla ha concluso l’opera della parte accusatoria, rispondendo alle puntualizzazioni formulate dalla difesa nel corso delle ultime udienze e ribadendo le richieste di condanna già espresse in occasione della sua prima dissertazione.

Iniziata con considerevole ritardo, l’udienza di ieri ha dato modo alle parti di chiarire le reciproche posizioni su questioni di natura giuridica, come ad esempio l’evocato “ne bis in idem” con cui i difensori hanno cercato di ridurre la portata delle accuse a carico dei loro assistiti, perché ridondanti rispetto allo stesso reato (l’espressione latina significa “non due volte per la medesima cosa”). Eugenio Facciolla, per rispondere a questa puntualizzazione, ha fatto ricorso ad una serie di circostanze che – a suo parere – ne dimostrerebbero non solo l’insussistenza, ma rafforzerebbero il convincimento dell’accusa ad intensificare la prosecuzione delle indagini per un altro procedimento in grado di dar forma al “nuovo sodalizio” generatosi dalle ceneri di quello attualmente alla sbarra. «Il richiesto ne bis in idem – ha detto il Pm – non sussiste per totale differenza tra i fatti contestati nel presente processo e quelli pretesi». Un altro argomento su cui Facciolla ha canalizzato il suo intervento, è stato quello relativo alla credibilità dei collaboratori di giustizia, messa spesso in discussione dai legali degli imputati nelle loro arringhe. I “pentiti”, secondo il magistrato, sono stati considerati tali perché hanno portato elementi di assoluta novità rispetto alle indagini condotte. Per rafforzare questo concetto, il Pm ha citato diversi casi, sui quali spicca – in ordine temporale – quello relativo ad Adolfo Foggetti, figura chiave per ricostruire il quadro generale in cui si sono verificati eventi delittuosi come quello, ad esempio, relativo all’omicidio di Luca Bruni. «Il Foggetti narra in particolare di quella rottura venutasi a creare tra i “Bruni” e gli “Zingari” (in particolare con i due fratelli Abruzzese Giovanni e Bruzzese Franco) per un ammanco economico e per il rischio di collaborazione con la giustizia di Luca Bruni, superstite alla prematura scomparsa del fratello Michele deceduto a seguito di grave malattia, come causa scatenante dell’eliminazione del Bruni».

Polemizzando con alcune posizioni difensive, relative alla considerazione attribuita all’interpretazione di alcune sentenze considerate, alternatamente, “buone” o “cattive” a seconda degli esiti per gli imputati, Eugenio Facciolla ha caratterizzato il suo operato come quello di un “novello Erode” che – secondo il parere degli avvocati – starebbe compiendo una vera e propria “strage degli innocenti”. Quindi, per dirimere la “tela”, definita «Foresta Amazzonica predatoria», il magistrato ha reiterato i motivi che lo hanno indotto a credere nella colpevolezza degli imputati, insistendo sulle conclusioni già rassegnate nell’udienza di un mese fa.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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