I due volti di Moretti

Margherita Buy e John Turturro splendidi interpreti in “Mia madre”

MorettiBuy
Nanni Moretti e Margherita Buy

Dopo due film in cui aveva affrontato argomenti politici e sociali, Moretti torna ai temi autobiografici affrontando un tema complesso e di estremo impatto emotivo: la morte della madre. Permate dal sottile umorismo che caratterizza tutto il cinema di Moretti, le drammatiche vicende si sviluppano su un piano strettamente intimo, personale, e di come questo si intreccia inevitabilmente al lavoro artistico. L’alter ego di Moretti in questo caso è una donna (Margherita Buy), una regista che sta girando un film sui rapporti conflittuali tra il dispotico dirigente di un’azienda (John Turturro) e i suoi dipendenti; e parallelamente deve gestire il suo rapporto col compagno, con una figlia adolescente e la madre moribonda. Al fratello, interpretato dallo stesso Moretti, le cose non vanno meglio: dopo aver deciso di lasciare il proprio impiego come ingegnere, si dedica solo alla madre in fin di vita.

L’aver scelto come personaggio centrale del film una regista implica necessariamente una serie di riflessioni, spesso (auto)ironiche, sullo stesso Moretti, le sue scelte artistiche, le sue attitudini con la troupe e specialmente con gli attori. Anche ne “Il caimano” la vicenda ruotava attorno ad una produzione cinematografica ma qui l’angolo visuale è completamente diverso in quanto si analizzano le tracce che le vicende personali lasciano nell’attività artistica. Forse per la prima volta nella sua carriera Moretti mostra chiaramente come le sue “sfuriate” riflettano non tanto astio contro i suoi detrattori o contro la mediocrità di tante produzioni artistiche quanto l’incapacità di gestire conflitti e drammi familiari e l’insicurezza nel proprio lavoro. Turturro e Buy si rivelano alla fine dei conti le due facce dello stesso Moretti: una spavalda e sicura di sè, l’altra esitante e costantemente alla ricerca di un punto di appoggio. Dal punto di vista visivo le scelte riflettono il tono intimistico e non enfatico, con una fotografia intensa e discreta, che ben si adatta alla sceneggiatura, che oscilla tra realismo e allucinazione, ed ai dialoghi.

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