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Alla sorgente del torrente Rinacchio, poco distante dalla popolatissima Via Sant’Agata, c’è un pericolo che ha messo in allarme uno dei più “attivi” ex amministratori della città di Paola. Probabilmente spaventato dall’occorrenza che lo vuole immediatamente attiguo all’allarmante fenomeno in questione, Francesco D’Angiò ha inteso lamentare la situazione anche a mezzo stampa, perché – a detta sua – ogni forma di comunicazione con il comune sembrerebbe essergli stata negata.
«Nei pressi di casa mia – ha esordito l’ex assessore della sindacatura di Franco Mileto Argentino – c’è la sorgente del torrentello che interseca la strada di cui, già giorni addietro, ho segnalato diversi disservizi. Senza voler entrare negli aspetti strategici che soggiacciono alle scelte degli attuali inquilini del Sant’Agostino, mi domando come mai Via Sant’Agata sia tanto vilipesa. Entrando nello specifico del problema che quest’oggi posso segnalare grazie al “Marsili Notizie”, mi preme far notare che è una questione per la quale già da diverso tempo ho contattato il sindaco in persona. Per mezzo di fax e con telefonate andate a vuoto, ho provato a spiegare a Basilio Ferrari che quel pino rinsecchito che è rimasto in piedi accanto alla sorgente, rappresenta un notevole pericolo per tutti i residenti della strada che sale lungo via Melissa. Eppure – ha continuato l’ex amministratore di una Paola ormai lontana oltre cinque lustri – nonostante tutte le mie sollecitazioni si continua a fare orecchie da mercante. Inutile ribadire che ad ogni accenno di maltempo, il tronco di quello che un tempo fu un bellissimo albero emette un sinistro crepitio, un rumore molto simile a quello che fa la legna quando arde nel fuoco, senz’altro vicario di sinistre possibilità di caduta che, spero, non avvenga alle prime folate del vento. Considerando il favore di questo clima estivo, mi piacerebbe che almeno una volta il sindaco si mostrasse previdente e premuroso nei confronti dei suoi concittadini, perché sarebbe davvero grottesco se accadesse qualcosa di spiacevole dopo tutto questo largo preavviso concessogli dalla natura. Dal canto mio non mi sarei mai aspettato un trattamento siffatto, anche perché non sono il solo a lamentarmi. Probabilmente la mia età anagrafica gioca un ruolo in tutto questo, perché se avessi la forza di farlo, protesterei costantemente dinnanzi la porta del municipio, batterei i pugni e forse occuperei anche il tetto. Perché ormai questi sembrano gli unici modi per ricevere attenzione e per vedersi risolvere i propri problemi. Forse, ormai, l’educazione è solo un accessorio».
