calvario di un paziente

[Lettere al Marsili] Il CALVARIO di un paziente sballottato per una “dicitura”

Francesca, prim’ancora d’essere una lettrice del “Marsili Notizie”, è una paolana che – come tanti suoi concittadini – starebbe trovandosi a fare i conti con l’esasperante burocrazia sorta intorno alla sanità locale. La sua è una di quelle storie note soltanto agli addetti ai lavori e a coloro che si trovano nella medesima condizione, una vicenda di lungaggini ed incomprensioni che l’ha indotta a scrivere una lunga lettera aperta che pubblichiamo integralmente.

Non avrei mai pensato di voler o dover scrivere questa nota, ma ormai l’esasperazione di cittadina è tale che non se ne può più.

Mi chiamo Francesca B. e risiedo a Paola e mi occupo dei miei genitori che vivono nello stesso comune. Mia madre ha 80 anni è invalida ed unitamente a me, fa fronte a tutte le esigenze di mio padre, non deambulante ed affetto da molti anni dalla patologia Alzheimer .

So bene che i tagli alla sanità hanno colpito pesantemente anche l’assistenza domiciliare, ma ciò che assolutamente non tollero è l’indifferenza, la mancanza di umanità , la disorganizzazione ed il menefreghismo che vigono nella sanità.

È bene chiarire che dietro una semplice prescrizione non c’è un numero ma una persona, con doveri ma anche diritti, con la sua dignità anche di malato, di disabile, di anziano…

Vengo al dunque: qualche settimana fa il medico curante ha prescritto in base alle attuali normative, la richiesta di visita fisiatrica per l’assegnazione a mio papà (Antonio) di eventuale fisioterapia domiciliare. Sorvolo circa la via crucis effettuata per rintracciare il competente servizio che nel frattempo è stato delocalizzato presso il rione colonne di Paola, a quanto pare anche all’insaputa dei funzionari a cui mi sono rivolta. Ho fatto dunque visionare la prescrizione all’infermiera responsabile del settore la quale mi ha riferito che non andava bene perché il medico aveva tracciato la b e la dottoressa responsabile non me l’avrebbe mai concessa. Alla mia richiesta di motivare per iscritto l’ eventuale diniego o differimento della fisioterapia, mi è stato risposto che non l’avrebbe mai fatto. Meglio modificare la prescrizione, più veloce e meno doloroso. Armata di santa pazienza mi reco dal mio medico, ero la ventottesima persona!! Rifaccio l’impegnativa e la ripresento alla stessa infermiera, la quale dice che va bene e lascio dunque i recapiti telefonici per eventuali contatti, era il 29/09/2015. Il 13/10 c.a., la mia mamma riceve una telefonata da una gentile funzionaria, la quale le comunica che la prescrizione non va bene, perciò le consiglia di andare a riprendere la stessa e che solo in loco le forniranno le spiegazioni a voce su come dovrà essere rifatta..(per la seconda volta!!!!) .

Ho provato a contattare una dottoressa, che mi hanno detto responsabile della domiciliare e mi ha risposto che non era lei nella fattispecie la titolare, e che perciò avrei dovuto parlare con l’infermiera responsabile del servizio la quale, guardo caso, era impegnata e non poteva darmi udienza!!! Quando ho chiesto di parlare con l’effettiva responsabile del servizio(colei che autorizza o meno le visite domiciliari del caso)mi hanno dato il nome di una dottoressa che si trovava quel giorno presso il distretto di Amantea, ma anche lei era telefonicamente irreperibile.

Ho chiamato il mio medico di base, il quale era esasperato anche lui perché già per lo stesso motivo altre persone lo avevano chiamato. Per vie secondarie sono venuta a sapere che il motivo del rigetto di tante prescrizioni era la mancanza del termine “non trasportabile” a quello già presente sulla prescrizione di non deambulante. (??)

E adesso signori miei basta, la pazienza è finita. Perché non c’è il minimo rispetto per gli ammalati, non c’è rispetto per chi soffre . In effetti gli illustri funzionari, pagati per tali, ma che rifiutano di prendersi le proprie responsabilità, forse non comprendono che dietro un ammalato di Alzheimer, di Parkinson etc.. C’è almeno una altra famiglia che soffre e che si trova nel disagio per l’assistenza quotidiana da fornire all’ammalato. Non basta la malattia a distruggere le persone, ma no! Mettiamoci pure la burocrazia applicata in modo esasperante così che magari il malato possa nel frattempo passare certo a miglior vita, levando il disturbo e facendo risparmiare la sanità…

Per quale ragione io, che assisto, e lavoro fuori il comune di Paola, devo assentarmi dal mio impiego, andare a ritirare la prescrizione e per rifarla magari, perdere un altro giorno di lavoro ? A fronte di una semplice richiesta verbale ? E se poi non va nuovamente bene o variano in corso d’opera i criteri, rifaccio tutto di nuovo ? Perché non si assumono le loro responsabilità è dicono chiaramente per iscritto ai pazienti il motivo del rifiuto di erogare la prestazione ?……Comportamento poco etico, non professionale e niente affatto trasparente e a mio modesto parere si tratta anche di interruzione di pubblico sevizio con rilevanza penale e civile, considerato che a causa del differimento e/o mancata erogazione della prestazione il mio papà potrebbe peggiorare nella sua malattia.

Inoltre bisognerebbe chiarire il termine di “non deambulante ovvero non trasportabile”. La semantica di questi termini è varia, in quale contesto li identificano? Il trasporto come va inteso?….In effetti tutti possono essere trasportati, anche i pazienti in coma! E con quale mezzo ?, con l’ambulanza? Con l’auto? Con la bicicletta, col pattino? E se il paziente abita al quinto piano, magari senza ascensore? Che faccio?, lo sollevo con tutto il letto antidecubito e scendo e risalgo i cinque piani e lo trasporto al centro medico su un furgone di frutta e verdura? Perché, quello abbiamo e non possiamo permetterci altro !!!! In realtà non si rendono conto di cosa fanno e di cosa dicono, poiché sono avulsi dalla realtà ! E allora chiedo che almeno, si possano esprimere in modo chiaro e intellegibile, talché i normali cittadini possano capire ciò che loro vogliono intendere . E che cosa soprattutto serve per erogare prestazioni cui si ha diritto !!!! È una mia impressione che nulla è stato comunicato a nessuno, tanto meno ai pazienti, lasciandoci all’italico “fai da te”, “arrangiati” ” che mi frega del disagio che ti provoco, se perdi ore di un lavoro magari precario e rischi pure di perderlo per la mia inefficienza, per mia incapacità”? Perché non devo ricevere per iscritto il motivo della mancata erogazione del servizio che invece ho richiesto per iscritto? Perché a voce è più celere ? Perché ti avvantaggio al cittadino? No! Perché a voce non si assumono alcuna responsabilità e pertanto non sono soggetti a denunce, visto che non c’è nulla per iscritto che confermi la deleteria incapacità organizzativa!!!   Da oggi quando richiederò una prestazione sanitaria, esigerò, perché la legge me lo consente, che qualsiasi comunicazione mi venga fornita tramite email e se ciò non avverrà segnalerò l’incresciosa questione agli organi giudiziari competenti, per come già ho fatto tramite il mio legale di fiducia. È’ mio diritto sapere per iscritto perché hanno interrotto l’iter medico/amministrativo della pratica di mio padre, la normativa che prevede le diciture anzidette, il loro esatto significato, il soggetto che è tenuto a stabilire la non trasportabilità dell’ammalato (medico di base ? Commissione di invalidi civili?), la decorrenza dell’applicazione di tale normativa e la sua eventuale retroattività, tale da sospendere l’iter delle pratiche in corso.

Lettera Firmata.

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