«un tuffo nell’energia post punk fine anni 70, che trasmette nuovo immediato vigore: disco fresco, istintivo eppure con radici profonde…» (L. S.)
Come cercare un labile equilibrio camminando su un cavo d’acciaio nel quale passa corrente elettrica ad alto voltaggio. Un equilibrio sospeso tra l’umido di strade asfaltate suburbane,nelle quali la pioggia appena caduta riflette luce di improbabili lampioni dalla luminosità fioca,gialla,apparentemente malata, e l’odore di un affollato concerto in un qualsiasi pub immerso nella bruma albionica. Come fare un tuffo a fine anni ‘70, chiedendo una sigaretta a Johnny Rotten e ricevere in cambio un pugno nello stomaco, tornando ai nostri giorni con una nuova energia, discendente da ciò che è stata novità ma è diventata tradizione consolidata. Questo è il rock di questo disco: immediato, fresco, possente, istintivo eppure con radici profonde. Come chiedere agli Stiff Little Fingers una mano per accordare le chitarre e sincronizzare la sezione ritmica. Arrivare al nono lavoro alimentando una crescente passione, non è facile: non si può dire di trovarsi di fronte ad un gruppo di riferimento in assoluto, ma ci sarà un motivo se questa band gallese fa parte della ristretta cerchia di quelli che hanno piazzato 5 album consecutivi in testa alle classifiche di vendita in UK insieme a Beatles, Led Zeppelin, Genesis, Blur e U2 su tutti. Ruvide graffianti melodie, sia nei pezzi più immediati (C’est la vie, Sing Little Sister,I wanna get lost with you) che nelle ballate ormai tipiche di un gruppo che riesce sempre a conservare una linea malinconica che riporta a “Maybe Tomorrow” ( Fight or Flight, Song for the summer), pezzi nei quali si innalzano le chitarre, imponenti e mai fastidiose, sicure, perentorie,oppure ricamano unite ad una lirica che ormai è marchio di fabbrica. L’ennesima prova di maturità di una band che agisce spesso al di fuori dell’esaltazione da parte della stampa specializzata ed opera ai margini della luce dei riflettori, perseguendo una intima linea di pensiero, ma capace di emozionare,oggi,al netto del minimo ausilio di elettronica. Musica vera, contenuta e sprigionata da un disco che emana luce propria mediante una intensa, viva, pulsante umanità, capace ancora di emozionare ed emozionarsi di fronte a se stessa, senza perdersi mai di vista,con la propria immutata identità non condizionabile dagli eventi, nonostante tutto. “Keep the Village Alive” è il risultato di una nuova tradizione musicale che riesce ad attingere dalle proprie radici, riuscendo a non risultare mai statica o ripetitiva e datata. Una tradizione che chiede agli umani di conservare inalterata ed integra la voglia di vivere, senza diventare altro. Tieni il villaggio vivo, intatto, dentro e fuori di te.