se questo è un uomo

[Paola] Tragedie vicine: « Considerate se questo è un uomo » [FOTO]

Erano in più di novecento e, per quattro di loro, la traversata per arrivare sulle coste italiane si è rivelata fatale. Solcando il Mediterraneo, dopo un estenuante tour de force iniziato in Somalia, un cospicuo gruppo di profughi ha toccato le sponde di Reggio Calabria e, da li, alcuni di loro sono stati “smistati” dalle nostre parti. La rotta seguita da questa enorme mole di disperati è una di quelle “abituali” per coloro che intendono lasciarsi alle spalle l’orrore, quella paura che – se si potesse quantificare – dovrebbe essere in misura molto maggiore rispetto a quella vissuta nell’esperienza di un viaggio che non ha nessuna delle caratteristiche necessarie a definirlo “umano”. Sotto la spinta delle atrocità vissute, talmente forte da strappare il tessuto di intere famiglie, questi uomini e donne s’avviano. Attraversando il pericolosissimo deserto, la fiumana silente deve snodarsi tra le insidie del terrorismo, solcare territori governati da tagliagole e integralisti senza scrupoli, danzare tra scenari di guerra civile o religiosa, trattare con mercanti rotti ad ogni compromesso e incapaci di provare pietà o rimorso, imbarcandosi a caro prezzo su bagnarole vetuste che, spesso, sono trappole asfissianti dove la morte sopraggiunge come fosse un sollievo e dove la vita si schiude al primo passo in Europa. Dinnanzi a queste persone l’atteggiamento dei governi nostrani è contraddittorio, da un lato li si vorrebbe scacciare per la presunta minaccia che rappresenterebbero per il sistema, dall’altro li si vorrebbe integrare perché le loro braccia sono buone e costano poco. Forse è per questo che, dalle parti delle amministrazioni istituzionali, nessuna notizia umanitaria viene diramata. Forse è per questo che gli unici a restituire un sorriso dinnanzi al volto di questi migranti sono sempre più spesso i volontari.

Erano più di novecento, ed un terzo di loro era ammalato di scabbia, per sei di loro si è reso necessario anche un trattamento contro la malaria, c’erano donne incinta. C’erano poche speranze, c’era solo Reggio Calabria. Eppure – grazie al supporto dei medici volontari dell’Asmev – per qualcuno di loro si sono aperte le porte del centro d’accoglienza di Longobardi.

Provati nello spirito, anche i soccorritori si sono trovati dinnanzi ad un dilemma, perché pure loro hanno faticato a riconoscere in quelle persone degli esseri umani. Come scritto nei versi di Primo Levi, autore della celeberrima “ Se questo è un uomo ”, anche a Longobardi sono giunte le prove di una disumanità dilagante. Siamo alle porte del 2016 e siamo la porta dell’Europa. Benvenuti.

 

Il pensiero del dr. Cosmo De Matteis: «Soffrono nel silenzio “complice” della nostra società»

se questo è un uomo
Le condizioni in cui, il migrante 22enne, è arrivato a Longobardi

Spesso una immagine vale più di qualsiasi parola, ho volutamente proporre questa foto affinché anche da noi si rifletta su questo dramma epocale, che sta stravolgendo tutto e tutti. Questo ragazzo, che abbiamo visitato in ambulatorio due giorni fa, esprime il dramma di paesi dove la vita ha perso ogni valore. La guerra, la fame, la sete, la morte in queste zone sono la costante che spingono miglia di persone a mettere in gioco la propria vita, per una vaga speranza di sopravvivenza. Le religioni, nei secoli sono state cause di guerre e di barbarie, nel nome di un dio si sono commesse stragi, misfatti di ogni genere. Dietro la religione si nasconde spesso sete di potere e di ambizioni di ogni genere.

se questo è un uomoQuesto ragazzo somalo che ha attraversato deserti, che ha dovuto sopportare abusi e maltrattamenti, che dalla Libia è partito sulla classica carretta del mare, rimanendo bloccato in piedi ,spintonato da altri sventurati come lui, senza cibo, con pochissima acqua è sbarcato in quella terra dove sperano almeno di non morire ammazzati o di fame. Negli occhi di questi ragazzi emaciati, ridotti realmente pelle ed ossa, incapaci di riuscire a riprendere una regolare alimentazione, poiché dopo tanto digiuno hanno difficoltà ad ingoiare dei cibi solidi, leggi il dramma che si sta svolgendo vicino a noi, leggi nei loro visi la paura ad ogni nostro movimento, non essendo più abituati alla solidarietà, ad un gesto d’aiuto.

La paura del diverso, inconsciamente spinge ciascuno alla diffidenza, al respingimento di coloro che cercano aiuto. In una parte dell’umanità alberga sempre l’odio, la cattiveria, ed è facile per i predicatori di ogni colore e religione spingere i più deboli a commettere ogni efferatezza.

A nulla è servita la storia con i suoi: Hitler, Stalin, Mussolini, le immagini dei campi di concentramento sono sovrapponibili alle foto di questo ragazzo somalo.

La follia sembra nuovamente pervadere il nostro mondo, il terrorismo porta alla ribalta gli aspetti peggiori della nostra società il razzismo, l’odio ben propagandati dai pseudo politicanti vogliono che ragazzi come questi vengano rigettati in mare, nel silenzio complice della nostra società.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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