il cuore del marsili

Il Cuore del Marsili – Quando un sentimento represso trova espressione

Non ho che te!

Mamma mia quanti casi contraddittori ci propone la vita.

Cinquant’anni di matrimonio per scoprire, con l’ultimo alito di vita, l’amara verità.

La loro storia inizia quando finisce il precedente fidanzamento di lui con Gertrude*; la nuova fidanzatina è in attesa dopo poco tempo di frequentazione, nonostante il rigore di quei tempi, così Antonio la sposa per responsabilità, dovere, costrizione… Nel corso del mezzo secolo, Maria ha accettato con devozione e un pizzico di sudditanza ogni scontrosità del carattere di suo marito, piccole beghe si verificavano ogni tanto, come del resto, in ogni coppia che sia tale.

Nasce la piccola Siria.

Maria s’è sempre sentita fortunata, non hanno mai avuto problemi, di nessun tipo, la clessidra del tempo s’è svuotata ad intervalli scanditi tra feste e riunioni di famiglia; una vita da film. Ma la vecchiaia arriva per tutti, è il cerchio della vita!. E i nodi arrivano al pettine.

Il marito si ammala e come una gialla foglia autunnale vola via al primo soffio di vento freddo, alla veneranda età di novantuno anni; li portava veramente bene, mostrandone almeno dieci in meno. Le sue ultime parole furono d’amore, sì, ma per il suo primo amore. Proprio così, erano dirette a Gertrude, rimasta nei suoi pensieri, un ricordo per nulla affievolito e ora addirittura evocato, lo portava con sé nell’al di là, nell’eternità. Com’era possibile?! Maria non resse il colpo e singhiozzando iniziò la sua tragica penitenza; ebbe un infarto e fu portata in ospedale.

L’amore non ha tempo, non ha età e quel lampo di vitalità, tuonando dal passato, ha prodotto un eco drammatico, indiscutibile, insindacabile…proprio in punto di morte…

La sensazione suscitata è stata sconvolgente, un’ intera esistenza distrutta, crollata, falsa; cosa le rimane. La figlia era preoccupata per la madre, amareggiata nei confronti del padre, ipocrita, bugiardo, commediante, in tutti quegli anni, cattivo: non poteva star zitto e portare il suo tradimento nella tomba invece che lasciare sconforto, amarezza, dolore, angoscia? E domande, quante domande! Come ha fatto a tenere tutto dentro, fingere per cinquant’anni?. Aveva un amante. Era così importante per lui? Siria iniziò a ripensare alle miriadi di volte che le aveva ripetuto, abbracciandola, «Non ho che te, la mia cosa più preziosa, l’unica cosa mia…solo mia, veramente mia». Mentiva anche a lei, come alla mamma?. Fingeva di dar rilevanza a loro quando invece nascondeva un altro amore, lo proteggeva, lo nascondeva, lo curava? Uomini tutti uguali!

Maria scivolò in una sorta di apatia dopo i funerali, tanto da terrorizzare la figlia. Siria, ora odiava il padre, si sentiva defraudata di tutti i suoi ricordi di bambina; lei, lo adorava il padre, era grazie a lui che era cresciuta sicura, orgogliosa, capace di affrontare ogni brutta situazione che la vita potesse riservarle; era stata abituata da lui a ragionare con freddezza e distacco, ma anche con ottimismo e positività; a non arrendersi, a non piangersi addosso; a contare sulle sue forze e capacità. Per lei la vita era bella grazie alla consapevolezza di saper vivere. Ora si trova, invece, a dover affrontare questo fulmine a ciel sereno causato proprio dal suo maestro. Anche Siria sta crollando sotto il peso dei dubbi.

La madre, in segreto, sta crollando sotto il peso dei rimorsi, iniziano a riemergere le colpe commesse.

Ligabue canta: «vedessi quanto buio c’è sotto questo sole, ma è meglio che non lo vedi». Ai figli si nascondono, a volte si camuffano, molte realtà, questa, può portarla con sé per sempre o aprire il suo cuore e confessare, solo la sua coscienza sa e soffre; solo il cuore cela la verità e sanguina!

«Ho amato da sempre Antonio, il mio bell’Antonio. Siamo cresciuti insieme, vicini di casa, amici di famiglia, come fratelli… per lui, non per me e quando le nostre mamme parlavano del futuro matrimonio, io sognavo ad occhi aperti. E mentre lui e Gertrude uscivano, rientravano, si salutavano, io ero là ad osservarli, spiarli: sapevo tutto, seguivo la loro vita, registravo ogni momento utilizzando la finestra della mia cameretta, punto strategico, continuando a frequentare casa sua in attesa di una possibilità. L’ho avuta.

Al primo litigio importante ero lì, pronta a mettere la rivale in cattiva luce, a farmi vedere donna, forte, coraggiosa e pronta a tutto per il mio amore di sempre… non certo come lei che gli andava sempre contro, non lo conosceva per niente, non lo amava veramente e poi non piaceva neanche alla mamma, a zia Adelina. Siria arrivò dopo poco e con l’annuncio, i frettolosi preparativi di un matrimonio che nessuno vedeva come riparatore perché eravamo promessi da sempre!. Quello che doveva essere una vergogna in paese, per me era il destino che si compiva, che mi appoggiava, che faceva trionfare il mio amore. Screzi ce ne sono stati, litigi forti pure, ma io cercavo in ogni modo di salvare quello che avevo costruito; il mio punto di forza era il sorriso, sorridevo sempre, tentavo sempre di essere amabile anche quando avrei voluto fulminarlo con gli occhi! Il fatto è che sapevo, intuivo e nascondevo a me stessa il dubbio dietro a cose già fatte. Lanciavo il monito sibillino, il ricatto di togliergli la potestà e l’affetto della bambina, potevo tenerlo legato con più certezza, così ho agito senza volermi rendere conto di nient’altro. Siria, lei sì era tutto il suo mondo, sapevo di non essere al primo posto in classifica, ma ho voluto illudermi che l’avesse scordata, quella. Tutto poggiava sugli ‘occhi del cuore’ della piccola, il cui papà era un super eroe, di conseguenza lui, cercava di non sbagliare, di non scendere dal piedistallo, di non fare passi falsi.

Invece no. Che illusione, che vita finta, tutto finito, ora, perché lui non c’è più e non gli si può più dire niente, come rimediare, come sapere se almeno un po’ mi ha amato? Se ha capito quanto l’ho amato io. Se mi ha disprezzato per questo, odiata».

Fa tristezza Maria, piccolina, capelli bianchissimi, ma anche tenerezza, ha ottantacinque anni e chiede di non essere biasimata, giudicata poiché già soffre da sola, causa del suo male. Chiede consiglio su come affrontare tutto questo. Se fosse in vita ancora la madre, non avrebbe esitato a rivolgersi a lei ma ora è tardi!. Sembra una bimba sperduta e Peter Pan non arriverà per portarla sull’isola che non c’è. La sua non era crudeltà, era amore, ma di quello che non ha voluto lasciare liberi; quell’amore che però dà assenza, silenzio… ma al cuore non si comanda… o forse si… ?.

Quando il passato fa male, da lui si scappa, ma in realtà, è sempre lì, inesorabile. Noi, però, possiamo scegliere se continuare a scappare e in tal caso i rimorsi consumeranno l’anima come fosse carne putrida o affrontarlo per essere rinfrancati, come quando dopo una notte paurosamente buia e tempestosa, s’intravede in fine un’alba brillante. Certo è che sarà difficile in ambo due i casi.

Da parte mia fermo la clessidra, aspetto notizie sue e perché no, consigli da voi e incrocio anche le dita per queste due donne che potreste essere voi, potrei essere io, potremmo essere noi…

 

 

*I nomi sono di fantasia per volere della protagonista.

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