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L’Europa farsesca di Tanovic

Già vincitore dell’Orso d’argento tre anni fa, Tanovic torna a Berlino con un film teso e polemico

SmrtUSrajevuLa Berlinale entra nel vivo con “Smrt u Sarajevu” (“Morte a Sarajevo”) di Danis Tanovic, che come sempre ne ha per tutti: tratto dal dramma “Hotel Europe” di Bernard-Henri Lévy, il film è un pugno nello stomaco per chi crede (o spera) nel ruolo pacificatore delle istituzioni europee, rigorosa metafora di un’Europa incapace di gestire i conflitti. E probabilmente non è un caso che il secondo film della giornata sia ambientato nella Berlino hitleriana, la stessa città che solo pochi anni prima era il centro europeo della cultura e dell’arte: “Alone in Berlin” di Vincent Perez, tratto dal romanzo “Ognuno muore solo” di Hans Fallada, con Brendan Gleeson ed Emma Thompson, ispirato alla storia vera dei coniugi Hampel e della loro lotta nonviolenta contro il regime nazista. Tempi lunghi e un approccio contemplativo in “Chang Jiang Tu” (“Controcorrente”) di Yang Chao, film poetico che traccia un parallelo tra il viaggio verso le sorgenti del fiume Yangtze di un marinaio e il suo tentativo di recuperare un amore forse mai esistito.

Un’Africa dolente ma che riesce comunque a sorridere delle proprie sfortune in “Nakom” di Kelly Daniela Norris e TW Pittman, piccolo film in bilico tra i paesaggi sconfinati della campagna subsahariana e gli spazi chiusi di un villaggio e delle sue minuscole case in una messa in scena quasi teatrale. Gli Stati Uniti puritani che chiedono il sacrificio di un giovane idealista in “Indignation” di James Schamus, produttore tra gli altri di film come “Brokeback Mountain”. Ancora giovani idealisti in “Junction 48” di Udi Aloni in cui palestinesi ed israeliani vorrebbero combattere la loro guerra solo con l’hip-hop.

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